Avvocato, 44 anni, da sempre militante in Forza Italia, Alberto Polacco è attualmente consigliere comunale a Trieste, dopo aver iniziato la propria attività politica sul territorio, partendo dal livello municipale. «Una delle mie ambizioni è portare avanti i valori della solidarietà che vanno tradotti nella realtà di tutti i giorni», confida Polacco a Pro Vita & Famiglia, cui ha riferito sul proprio programma da candidato alle elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia del prossimo 2-3 aprile.
Ascolta "Elezioni Friuli-Venezia Giulia. Polacco (FI): «Anziani, fragili, famiglie e Vita al centro»" su Spreaker.Alberto Polacco, nel suo programma per le elezioni regionali in Lombardia, quali sono le misure a sostegno della maternità e del diritto alla vita sin dal concepimento?
«Le mie convinzioni mi portano a spendermi a difesa della sacralità della vita e del diritto alla vita. Parto da questo presupposto che, secondo me, oggi come oggi, va rimarcato con più forza, dato il clima che si respira. Negli ultimi anni, il Friuli-Venezia Giulia ha risentito di una decrescita demografica, quindi la Regione dovrà mettere in atto nuove misure per facilitare la nascita di nuove famiglie. Dobbiamo quindi conciliare le esigenze lavorative di entrambi i genitori, dando più possibilità alle imprese private o agli enti pubblici di assumere ma, al tempo stesso, di permettere lo smart working, in particolare alle madri nel primo anno di vita del figlio. Un altro ambito del welfare familiare da valorizzare è nel permettere alle giovani famiglie di mandare i figli al nido e all’asilo, godendo così di un supporto utile, specie quando i nonni non siano disponibili».
In che modo si potrà incentivare questo welfare familiare?
«Penso a sistemi di convenzionamento tra strutture private e comuni, grazie a contributi che la Regione potrà offrire, quindi alla possibilità di godere sia di un supporto che di una formazione educativa, culturale e anche religiosa, che in qualche modo vada incontro al vero senso della famiglia. Da una parte abbiamo il welfare aziendale che deve essere garantito a entrambi i genitori dove vi sia necessità, per consentire di avere comunque la cura dei propri figli; dall’altra parte, se l’età è compatibile, va dato accesso ai sistemi educativi che abbiano anche un orientamento religioso».
Cosa può fare l’amministrazione regionale per evitare la diffusione dell’ideologia gender a scuola e difendere la libertà educativa dei genitori?
«La mia posizione è netta. Ho una formazione cattolica e dico che tutelare senza discriminare, non significa certamente ribaltare quella che è la famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Non possiamo pensare di piegarci a un’ideologia frutto di un relativismo che ha nuociuto alla nostra identità e ai valori a cui noi abbiamo sempre creduto. Bisogna avere il coraggio di dire che, per l’amor del cielo, ognuno è libero di fare delle scelte nella vita privata ma certo non si può pensare all’ideologia gender e indicare le coppie omosessuali come modello di formazione o di crescita per un bambino».
Qual è il vostro programma per la disabilità?
«In Regione, abbiamo istituito un registro unico del terzo settore e approvato una legge in tema di terzo settore, quindi dobbiamo stare vicini alle realtà associative che si prendono cura delle persone disabili, le cui condizioni di vita devono essere uguali a quelle di chi è più fortunato. Tante volte ho avuto esperienza con persone che dedicano molto del loro tempo ad assistere persone disabili o con diversi problemi di integrazione o inserimento nella nostra società: questa attenzione dovrebbe essere un perno di una cultura che il centrodestra e Forza Italia hanno da sempre. Quindi, dobbiamo valorizzare il rapporto tra enti pubblici. Il terzo settore è strategico anche per quanto riguarda il Pnrr e quel modello di assistenza integrata che in qualche modo garantisce un supporto soprattutto a queste persone, nel momento in cui le famiglie non riescono a far fronte a tutte le esigenze di chi è meno fortunato di noi. Questo significa stare vicino alle persone che si occupano delle associazioni di disabili, rimuovere per loro le condizioni di difficoltà nella vita di tutti i giorni. Va creato un sistema di protezione e assistenza ai disabili, soprattutto i più gravi, che garantisca loro la dovuta dignità».
Per concludere, cosa dovrà fare la nuova amministrazione regionale per le categorie più deboli, ovvero anziani e malati, specie nel fine vita?
«Abbiamo trascorso tre anni con il Covid, in cui, sia a livello regionale che nazionale, il tempo si è fermato perché si doveva affrontare l’emergenza pandemica. Immediatamente prima, nel 2019, con il vicepresidente e assessore alla sanità Riccardo Riccardi, abbiamo affrontato una riforma del sistema sanitario regionale che correggeva alcune storture che il centrosinistra aveva creato, con la grande scommessa di valorizzare e potenziare il territorio. In tema di sanità, il Pnrr prevede una serie di strutture: case-comunità che prevedono anche l’assistenza medica di “secondo livello”. Quando parliamo di patologie, dobbiamo tornare a trattare le fragilità e le cronicità, garantendo l’assistenza sul territorio. Oggi abbiamo troppe persone che si rivolgono a ospedali non in grado di assorbire queste richieste. Dobbiamo quindi valorizzare il ruolo dei distretti attraverso la creazione di strutture attraverso il Pnrr, che siano in grado di dare risposta al cittadino al di fuori dell’ospedale».