Susy Infanti è candidata con la lista Insieme Liberi alle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia. Pro Vita & Famiglia l’ha raggiunta per ascoltarla in merito alle sue posizione pro life e pro family e a ciò che si propone di fare se eletta.
In Italia imperversa un drammatico declino demografico. Ritiene giusto dover tutelare socialmente la maternità e la paternità e proteggere la vita nascente dalle istanze pro-aborto?
«Ritengo sia fondamentale proteggere la vita nascente, la maternità e la paternità vanno tutelate, sicuramente c’è bisogno di una legge che tenga presente tutte le casistiche possibili. La vita va protetta indipendentemente dalla demografia di una paese, nonostante ciò, va comunque implementata una campagna informativa sulla sessualità sicura dalle malattie sessualmente trasmissibili e va spiegato molto bene che l’aborto non può essere usato come sostituto della pillola del giorno dopo. Il feto va reso vivo agli occhi di chi non lo ritiene degno di vita».
L’altro fronte della tutela della Vita è quello legato all’eutanasia. Quali sono, secondo Lei, le priorità in tema di cura e rispetto della dignità umana, applicazione delle leggi palliative (legge 38/2010) e obiezione di coscienza per i medici e il personale medico?
«Dal mio punto di vista l’essere umano da molto tempo non è più al centro del percorso etico sanitario della società; manca una cultura reale basata sulla prevenzione e sul benessere psicofisico. Questa mancanza d’attenzione all’essere umano e alle sue esigenze ci ha portato ad un tasso di malattie e sofferenza alto: concordo con l’obiezione di coscienza ma credo che sia importante anche formare i medici in medicina alternativa e fare una campagna che parta dai medici di base che insegni alle persone non solo a curarsi ma a prevenire le malattie questo eviterebbe l’eutanasia, gli anziani sono una risorsa di dati e conoscenze fondamentali per la nostra società».
Cosa dovrebbe fare la Regione in tema di politiche familiari per favorire la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio e, di pari passo, contrastare tutte quelle istanze contrarie al concetto stesso di famiglia come l’adozione per coppie dello stesso sesso o l’utero in affitto?
«Come madre non riesco neppure ad immaginare come si possa pensare di “staccare” un bambino dalla madre che lo ha alimentato e cresciuto per 9 mesi e non capisco come una donna possa rinunciare alla creatura che ha sentito crescere e muoversi dentro di se. Purtroppo è un mercato economico che fattura molto, non eticamente corretto; credo che il futuro economico incerto nel paese, non dia ai giovani la speranza di potersi fare una famiglia a causa di contratti di lavoro precari e a termine e questo innesca un meccanismo di decrescita demografica. C’è bisogno di mettere mano agli stipendi e ai contratti di lavoro, incentivare il mercato immobiliare per avere prezzi più contenuti e agevolazioni per le famiglie, servono benefit economici per i figli non solo alla nascita ma anche per scuola sport e alimenti. Se aiutiamo i giovani e le famiglie nella crescita dei figli ci saranno meno aborti, meno adozioni e probabilmente niente uteri in affitto».
Uno dei diritti inviolabili delle famiglie è quello alla libertà educativa. Ritiene giusto contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione ideologica della scuola, in particolare per quanto riguardo la “propaganda gender”?
«Sono una madre che ha preso la decisione di fare scuola parentale ai propri figli, credo che sia giusto ampliare la proposta scolastica ed educativa dei giovani attraverso pedagogie diverse, costituendo una scuola inclusiva e indirizzata a valorizzare i talenti dei ragazzi. Credo che monopolizzare la scuola con ideologie di propaganda non sia corretto: la scuola deve formare i giovani a livello di istruzione per prepararli al mondo del lavoro e all’ingresso nella società. Lasciamo l’educazione, religione e sessualità ad una gestione familiare».
Si è parlato, prima, di fine vita. Alcune istanze eutanasiche vorrebbero far rientrare in ciò perfino i più anziani, considerati come non più produttivi e utili alla società. Una vera e propria forma di “cultura dello scarto”. Come vanno, invece, tutelati e accompagnati i nostri anziani?
«I nostri anziani sono un dono, la vecchiaia è un dono di vita, sono un patrimonio di ricordi cultura e conoscenza. Vanno tutelati non solo attraverso la prevenzione della salute psicofisica, ma anche potenziando i servizi a loro riservati, dando incentivi alle famiglie per gestire i nonni all’interno delle loro famiglie, vanno incentivati centri di accoglienza per anziani con spazi ludico-ricreativi e anche di formazione. Devono essere forniti sevizi domiciliari più all’avanguardia e con costi moderati al reddito famigliare».
Infine, tra i drammi che mettono a repentaglio il sano sviluppo dei nostri giovani, ci sono le dipendenze. Dall’uso di sostanze stupefacenti fino all’ipersessualizzazione dei minori in Rete. Quali sono le politiche da adottare per arginare queste dipendenze comportamentali?
«Bisogna fare prima una premessa, dopo la pandemia e durante questo periodo la scuola ha portato i giovani davanti ad uno schermo, reclusi senza sport e socialità; molti di essi sono ancora provati da questo periodo e hanno trovato nei social la loro via di fuga. Purtroppo internet è pieno di insidie e manipolazioni, credo che sia fondamentale non solo fare campagna informativa capillare sulle criticità che internet può portare, ma anche insegnare ai ragazzi come utilizzare gli strumenti e riconoscere i pericoli nascosti dietro a essi, la sessualità on line non ha limiti di età purtroppo. Servono leggi che normino questi social d’ incontri e che diano dei limiti di età per l’accesso verificabili dai genitori. Per quanto riguarda le dipendenze da sostanze stupefacenti non c’è molto da fare se prima non fermiamo con pene adeguate lo spaccio di queste sostanze: è necessario fare un azione radicale che parte dalla base, analizzare il perché della richiesta delle sostanze da parte dei ragazzi, se dessimo la possibilità di poter lavorare in modo preventivo ed inclusivo sul benessere psicofisico dei giovani proponendo rimborsi alle famiglie anche per seguire terapie olistiche, sicuramente i ragazzi non sentirebbero l’esigenza di buttarsi via. Bisogna insegnare alle famiglie e ai ragazzi la gestione delle proprie emozioni e dei propri conflitti: abbiamo bisogno di una società che ritrovi il senso di insieme sociale di tolleranza e di comunità».