Si scaldano in motori in vista delle elezioni regionali in Lazio e tra i candidati che Fratelli d’Italia ha scelto di schierare c’è Laura Corrotti, già consigliere del partito in Regione Lazio, vicepresidente commissione Bilancio, vicepresidente Affari europei. Vita, famiglia e libertà educativa che sono il vero motore verso cui dovrebbe tendere ogni azione politica, sono anche i punti cardine intorno a cui è ruotata la nostra intervista con la candidata. Corrotti è stata inoltre tra i candidati di questa tornata elettorale ad aver firmato il manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia sull'impegno a tutelare la vita, la famiglia e la libertà educativa.
In Italia imperversa un drammatico declino demografico. Ritiene giusto dover tutelare socialmente la maternità e la paternità e proteggere la vita nascente dalle istanze pro-aborto?
«Assolutamente sì. Naturalmente la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza va applicata pienamente, a partire dalla prevenzione. Allo stesso tempo però occorre aiutare le donne sole e in difficoltà economica che vogliono portare a termine la gravidanza. Incentivare la natalità attraverso politiche di sostegno alle donne, nella famiglia e nel lavoro, è la risposta migliore per tutelare la vita nascente. Dobbiamo garantire alle donne il diritto di non abortire mostrando loro che una scelta diversa è possibile».
L’altro fronte della tutela della Vita è quello legato all’eutanasia. Quali sono, secondo Lei, le priorità in tema di cura e rispetto della dignità umana, applicazione delle leggi palliative (legge 38/2010) e obiezione di coscienza per i medici e il personale medico?
«È un tema delicato che va affrontato con cautela e coscienza. Occorre premettere che il nostro ordinamento giuridico è orientato da sempre a difesa della vita umana, come dimostra la decisione della Consulta lo scorso anno di dichiarare inammissibile il referendum proposto dai radicali. La nostra idea è che vada rafforzata l’assistenza domiciliare per le cure palliative e introdotta l’obiezione di coscienza per il personale sanitario. Se e quando il Parlamento deciderà di legiferare ci confronteremo sulla materia ma partendo sempre dal presupposto che la vita per noi è sacra».
Cosa dovrebbero fare la Regione in tema di politiche familiari per favorire la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio e, di pari passo, contrastare tutte quelle istanze contrarie al concetto stesso di famiglia come l’adozione per coppie dello stesso sesso o l’utero in affitto?
«La Regione, nel rispetto delle proprie competenze, deve evitare di occuparsi di temi come l’utero in affitto e le adozioni per coppie dello stesso sesso. Deve invece sostenere le famiglie che sono l’elemento fondante della società e hanno un ruolo educativo e sociale fondamentale. Su questo abbiamo proposto l’introduzione del quoziente familiare, per tener conto del numero dei componenti del nucleo familiare, l’aumento dell’assegno unico e universale, la riduzione dell’IVA sui prodotti per la prima infanzia, sostegni alle famiglie con disabili e la promozione di nuovi asili nido aziendali. Il sostegno alla famiglia è stato il primo punto del programma elettorale di FDI alle scorse elezioni politiche e su questo saremo un segnale di forte discontinuità con il passato».
Uno dei diritti inviolabili delle famiglie è quello alla libertà educativa. Ritiene giusto contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione ideologica della scuola, in particolare per quanto riguardo la “propaganda gender”?
«Noi siamo favorevole alla libertà educativa della famiglia ma contro l’ideologia gender che va assolutamente contrastata perché propone un modello fuorviante della propria identità sessuale. Le teorie gender invece di contrastare le discriminazioni sessuali pongono la donna in condizione di subalternità, sminuendo il suo ruolo nella famiglia e nella società. Per questo motivo diciamo no al gender nelle scuole e sì alla libertà educativa delle famiglie».
Si è parlato, prima, di fine vita. Alcune istanze eutanasiche vorrebbero far rientrare in ciò perfino i più anziani, considerati come non più produttivi e utili alla società. Una vera e propria forma di “cultura dello scarto”. Come vanno, invece, tutelati e accompagnati i nostri anziani?
«Non scherziamo. Combatteremo certe derive eutanasiche con tutte le nostre forze. Gli anziani sono il vero collante delle famiglie italiane e a loro va bene garantita una vecchiaia serena. Prima di tutto ci vogliono pensioni dignitose per evitare che possano finire ai margini della società. E poi dobbiamo garantire loro una assistenza sociale e sanitaria che oggi non sempre hanno. E visto l’aumento dell’età media di vita dobbiamo investire nel loro tempo libero, ad esempio sostenendo i Comuni per realizzare nuovi centri anziani e per lo svolgimento di attività per il loro benessere psicofisico».
Infine, tra i drammi che mettono a repentaglio il sano sviluppo dei nostri giovani, ci sono le dipendenze. Dall’uso di sostanze stupefacenti fino all’ipersessualizzazione dei minori in Rete. Quali sono le politiche da adottare per arginare queste dipendenze comportamentali?
«Sono necessarie nuove politiche di prevenzione perché siamo di fronte a vere e proprie emergenze sociali. Quella contro le droghe e le dipendenze comportamentali è una battaglia in difesa della vita. Lo Stato deve essere accanto ai più fragili e non lasciarli soli. Ci vuole una riforma del sistema complessivo dei servizi sulle dipendenze per fornire alle comunità, alle associazioni e agli operatori del settore pubblico gli strumenti più adatti ad affrontare questa drammatica emergenza. Dobbiamo rimettere al centro la persona ed eliminare le cause per le quali si cade nella dipendenza. Per farlo servono più risorse e un piano di contrasto ai nuovi rischi che arrivano dalla Rete. Le nuove generazioni devono essere accompagnate nella crescita rafforzando il ruolo educativo delle istituzioni come la scuola e la famiglia all’interno della società».