Dopo essere stato deputato nella scorsa legislatura (2018-2022), alle elezioni del prossimo 12-13 febbraio, Jari Colla torna a correre per il consiglio regionale della Lombardia, sui cui scranni ha già seduto tra il 2010 e il 2018. In entrambi i ruoli, l’onorevole Colla si è sempre battuto a vario titolo per i principi non negoziabili. A colloquio con Pro Vita & Famiglia, ha menzionato le già numerose misure che la Regione Lombardia ha messo in campo in questi anni per le famiglie, per la scuola e per i disabili: una direzione in cui – afferma Colla – si deve continuare e in cui si può fare ancora di più. Colla è stato inoltre tra i candidati di questa tornata elettorale ad aver firmato il manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia sull'impegno a tutelare la vita, la famiglia e la libertà educativa.
Jari Colla, nel suo programma per le elezioni regionali in Lombardia, quali sono le misure a sostegno della maternità e del diritto alla vita sin dal concepimento?
«In primo luogo, bisogna difendere il principio del diritto alla vita del nascituro. Le misure a sostegno della maternità e del diritto alla vita fin dal concepimento possono essere anche inquadrate in misure atte ad aiutare la famiglia in senso lato. Nel corso degli ultimi anni, la Regione Lombardia ha svolto un lavoro importante con i centri di aiuto alla vita, che vanno assolutamente valorizzati, implementati e supportati».
Come aiuterete le famiglie, in particolare quelle numerose?
«Le iniziative che in questi anni, Regione Lombardia ha messo in campo a sostegno della famiglia sono numerose. Tra l’altro ricordo quella dei nidi gratis, una misura nata nel 2016 che in questi anni ha visto un impegno economico importante: 179 milioni di euro che la Regione ha distribuito a sostegno delle famiglie numerose o in difficoltà, che possono portare i loro figli ai nidi regionali gratuiti. Sempre in questa direzione, la Regione ha stanziato importanti misure economiche a sostegno di nidi e micronidi: 300 milioni di euro stanziati tra il 2018 e il 2022 a sostegno delle attività dei nidi e dei micronidi. La maggior parte delle famiglie italiane si ferma a un solo figlio, chi per motivazioni economiche, chi per difficoltà a conciliare famiglia e lavoro. Se riuscissimo a strutturare un sostegno e una rete di offerte economiche (ma non solo), volte a incentivare la nascita di un secondo figlio, penso si possano ottenere dei risultati quantomeno interessanti. Ovviamente, tutto questo va inquadrato in un contesto più generale in cui attuare politiche che aiutino e favoriscano la conciliazione famiglia-lavoro: in questo ambito, Regione Lombardia in questi anni è sempre stata molto attenta. Solo nell’ultima legislatura sono stati stanziati circa 13 milioni di euro per i piani territoriali. Altro aspetto interessante: 5 milioni di euro per i progetti di welfare aziendale nelle piccole e nelle medie imprese lombarde. Secondo me, questa è una direzione in cui bisogna continuare a lavorare».
Cosa può fare l’amministrazione regionale per evitare la diffusione dell’ideologia gender a scuola e difendere la libertà educativa dei genitori?
«È un tema molto interessante. Intanto serve un’istituzione che abbia ben chiaro che l’ideologia gender è un problema, quindi, devono avere ben chiaro il fatto che bisogna difendere la libertà educativa dei genitori. Una volta compreso questo concetto, bisogna difenderlo. Anche nella mia esperienza da deputato, uno dei temi a me cari è sempre stato proprio il contrasto all’ideologia gender sia nelle scuole pubbliche che private. Come iniziativa personale, ho voluto costruire una rete di famiglie e di associazioni, proprio per monitorare le scuole e tenere d’occhio le associazioni culturali che, con varie scuse e vari pretesti, si facevano strada nelle scuole, proponendo corsi che apparentemente erano pieni di buone intenzioni ma poi cercavano di propagandare l’indottrinamento gender. Quel che può fare Regione Lombardia è sicuramente avere ben chiaro che questo è un pericolo e quali sono i principi da difendere. Poi, avviare un confronto con le associazioni e con le realtà del territorio, da cui possono nascere spunti e idee interessanti da realizzare insieme».
Per concludere, cosa dovrà fare la nuova amministrazione regionale per le categorie più deboli, ovvero anziani e malati, specie nel fine vita?
«Questo è un altro ambito su cui Regione Lombardia si è spesa molto. Siamo partiti dall’ascolto, con il dialogo e il confronto per la ricerca di soluzioni condivise. Ad esempio, c’è il tema legato alla disabilità nell’ambito della scuola: credo che gli alunni con disabilità meritino di accedere all’istruzione e all’educazione, scegliendo in autonomia e con personalizzati supporti, sostegni e strategie; vanno quindi posti in condizioni di assoluta parità nei confronti degli altri compagni di classe. Sicuramente tra le misure di sostegno che Regione Lombardia ha intenzione di mettere in campo, c’è sicuramente la Legge regionale che promuove l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità sensoriale, nello specifico anche attraverso l’offerta di servizi di assistenza alla comunicazione, di consulenza tiflologica agli studenti con disabilità visiva e formativa di materiale didattico speciale. Poi c’è il tema dell’inclusione nel mondo del lavoro. Credo che Regione Lombardia debba finanziare progetti di inclusione lavorativa con quelli che a me piace chiamare “ragazzi speciali”. Le persone con disabilità devono lavorare ed essere protagoniste attive anche nello sviluppo economico e sociale della nostra Regione, la quale, anche in questo ambito, ha investito molto per potenziare interventi flessibili e personalizzati, finalizzati al sostegno della vita autonoma e dell’inclusione sociale e all’integrazione dei servizi del territorio. Nello specifico, lo ha fatto attraverso la recente Legge Regionale n° 25, approvata a dicembre del 2022, che sancisce proprio il diritto a vivere con le stesse libertà di scelta delle altre persone. È una misura sperimentale appena partita, che va concretizzata. È anche la prima legge di questo tipo che viene fatta in Italia. La Lombardia è la prima Regione che legifera in questa direzione, proprio per sancire il principio di vita indipendente per le persone con disabilità. Si parte dalla presa in carico della persona con progetti di vita individuale mirati e differenti da persona a persona, con presa in carico da parte del Comune che, in sinergia assieme ad ATS ed SST, deve individuare questi progetti per ogni singolo cittadino in un progetto di vita costruito intorno alle singole esigenze della singola persona. Ci sono anche due aspetti su cui bisognerebbe porre l’attenzione e che spesso vengono dimenticati quando si parla di disabilità: quelli inerenti allo svago e al divertimento. Regione Lombardia ha fatto un ottimo lavoro, ad esempio, stanziando misure importanti per i parchi gioco inclusivi, per poter dare anche ai ragazzi disabili la possibilità di divertirsi come gli altri. Poi c’è il tema molto interessante del turismo accessibile: Regione Lombardia ha un grande potenziale turistico che deve essere incentivato anche in funzione delle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali del 2026 a Milano e Cortina».