La Lombardia è la Regione più popolosa d’Italia: circa 8 milioni di abitanti che, tuttavia, sembrano destinati a declinare sensibilmente negli anni a venire. La crisi demografica non risparmia nemmeno quello che è il motore economico e creativo del Paese. A questo e a molto altro va posto rimedio, come suggerisce Matteo Forte, 38 anni, uno dei candidati di punta di Fratelli d’Italia alle elezioni del prossimo 12-13 febbraio, che, già nei suoi tre mandati da consigliere comunale a Milano, ha messo vita e famiglia al centro della sua azione politica. Forte è stato inoltre tra i candidati di questa tornata elettorale ad aver firmato il manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia sull'impegno a tutelare la vita, la famiglia e la libertà educativa.
Matteo Forte, nel suo programma per le elezioni regionali nel Lombardia, quali sono le misure a sostegno della maternità e del diritto alla vita sin dal concepimento?
«La Lombardia sconta una crisi demografica così come il resto del Paese. Nel 2021 i nati da popolazione residente in Lombardia sono stati quasi 69mila: 317 (lo 0,5%) in meno rispetto al 2020. Il tasso di fecondità totale (TFT) indica 1,27 figli per donna, un dato in costante calo nel decennio (era 1,52 nel 2011), sia per le madri italiane che straniere. Da una parte occorre ricostruire, a livello educativo, la consapevolezza del valore della famiglia per la vita della singola persona e per tutta la società. E, da questo punto di vista, bisogna lasciare spazio e valorizzare nella società tutti quei soggetti, associazioni familiari e agenzie educative che possano testimoniare la bellezza del mettere al mondo figli. Dall’altra occorre dare strumenti concreti affinché chi sceglie di “metter su famiglia” sia sostenuto, anche economicamente. Da questo punto di vista Regione Lombardia ha dimostrato attenzione ai bisogni delle giovani coppie, per esempio con la misura “Nidi gratis”, che viene da anni rifinanziata. Sul fronte del sostegno alla vita sin dal concepimento, sono convinto che occorra valorizzare, con metodo sussidiario, quei soggetti come i Centri di Aiuto alla Vita o i Consultori familiari, capaci di accompagnare la donna dall’inizio della gravidanza fino alla nascita e ai primi mesi di vita dei figli. In questo senso l’esperienza dei Fondi Nasko e Cresco, che proprio Regione Lombardia aveva sperimentato, a mio giudizio è assolutamente da riprendere».
Come aiuterete le famiglie, in particolare quelle numerose?
Anche da un punto di vista laico non possiamo non affermare come la famiglia rappresenti un elemento di straordinario valore e di “tenuta” per tutte le nostre comunità. Basti pensare ai servizi di assistenza e cura di persone anziane o fragili che le famiglie sono capaci di mettere in campo, offrendo una risposta al bisogno cui le istituzioni, da sole, non sarebbero in grado di far fronte. Questo valore non può essere affermato solo teoricamente, ma deve essere riconosciuto, affermato e adeguatamente sostenuto, attraverso un sistema ampio e integrato di politiche che vanno dal sostegno al bisogno abitativo, ai già citati nidi gratis, alla Dote Lavoro, fino alle esigenze di trasporto e mobilità, con una attenzione particolare alle situazioni di fragilità economico e sociale e attraverso una stretta sinergia con gli enti del terzo settore. Nella mia attività di consigliere comunale a Milano ricordo solo che all’inizio del mio primo mandato fu approvata la mia proposta di riduzione del 50% del costo dei servizi di trasporto per le famiglie con 4 o più figli (passando solo nel primo quinquennio da 74 abbonati a 852); nell’ultimo mandato invece Palazzo Marino con delibera di mia iniziativa ha istituito la Commissione speciale per redigere un Piano integrato di politiche familiari. E forse un ragionamento simile si potrà fare al Pirellone. La Lombardia dovrà infatti essere sempre più il luogo in cui i giovani che vogliono costruirsi una famiglia possano realizzare il proprio progetto di vita ed essere protagonisti nel presente».
Cosa può fare l’amministrazione regionale per evitare la diffusione dell’ideologia gender a scuola e difendere la libertà educativa dei genitori?
«Per quanto riguarda la libertà educativa mi impegnerò affinché la coalizione di centrodestra che si ripropone al governo della Regione Lombardia non solo confermi ma potenzi e rinnovi il sistema della Dote Scuola e in particolare del Buono Scuola, che da molti anni ormai rappresentano uno strumento di aiuto concreto e reale per le famiglie che intendono offrire ai propri figli la possibilità di frequentare una scuola paritaria, spesso di ispirazione cattolica. E questo riguarda la libertà “della” scuola. C’è poi un tema di libertà “nella” scuola, che riguarda soprattutto la statale, dove quelle che papa Francesco chiama “colonizzazioni ideologiche” sono più insidiose. In passato la stessa Regione aveva optato per un centralino che raccogliesse le denunce dei genitori, ma non credo che questa sia la soluzione migliore. Preferisco – come proposi tempo fa a Palazzo Marino – il sostegno anche economico da parte dell’ente istituzionale di iniziative educative nelle scuole statali, almeno di istruzione superiore, che tengano conto del consenso informato dei genitori e garantiscono una pluralità di voci su temi su cui l’alleanza con la famiglia è fondamentale».
Qual è il vostro programma per la disabilità?
«In questi anni Regione Lombardia ha prestato particolare attenzione al tema della disabilità, con un assessorato dedicato, quello alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità. Inoltre, la figura del caregiver familiare è stata oggetto di una specifica proposta di legge nella passata legislatura. Nella prossima legislatura invece bisognerà dare piena attuazione al Fondo Unico per la disabilità, per favorire l’integrazione e il raccordo degli interventi sanitari, sociosanitari e sociali. L’obiettivo è quello di garantire a tutte le persone con disabilità la piena partecipazione alla vita della società puntando all’autonomia lavorativa ed abitativa laddove possibile».
Per concludere, cosa dovrà fare la nuova amministrazione regionale per le categorie più deboli, ovvero anziani e malati, specie nel fine vita?
«L’assistenza alle categorie più deboli, in particolare anziani e malati, è una delle più grandi sfide che la Regione sarà chiamata ad affrontare nei prossimi anni, anche per il progressivo invecchiamento della popolazione. Oltre a consolidare e investire sulla rete di ospedali, specializzati sulle patologie acute e capaci di fornire prestazioni di eccellenza, occorrerà attuare un sistema socio-sanitario sempre più vicino al cittadino, capace di assicurare la “presa in carico” complessiva del paziente e la continuità di cura. Come? Per esempio, potenziando il ruolo della medicina generale e di famiglia (tramite forme e modalità organizzative, banche dati condivise, l’introduzione della telemedicina) e dell’Assistenza Domiciliare Integrata, attraverso la valorizzazione dell’attuale rete di offerta e integrazione con soggetti dediti all’assistenza sociale, alla donazione e distribuzione di farmaci, fino all’infermiere di comunità. Sul tema del fine vita mi impegnerò personalmente per un ulteriore potenziamento delle cure sia all’interno degli hospice che a domicilio, coinvolgendo e supportando anche le realtà associative che offrono servizi dedicati a questa fase della vita della persona. Su questo punto, che rappresenta una delle sfide epocali di cui ci parla anche il Papa quando mette in guardia dalla “cultura dello scarto”, credo personalmente di aver dato di recente pubblica testimonianza abbandonando il palco del Teatro Dal Verme alla consegna dell’Ambrogino a Marco Cappato».