Paolo Inselvini, 28 anni, uno dei più giovani candidati alle prossime elezioni regionali in Lombardia (12-13 febbraio 2023), si dichiara un grande estimatore di Pro Vita & Famiglia e si congratula per il «grande aiuto» che la nostra onlus offre nella «sacrosanta battaglia per la difesa della famiglia: in questo momento storico è qualcosa di raro e, soprattutto, di coraggioso e per questo vi ringrazio di cuore», dichiara il candidato di Fratelli d’Italia, intervistato da Pro Vita & Famiglia. Inselvini è stato inoltre tra i candidati di questa tornata elettorale ad aver firmato il manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia sull'impegno a tutelare la vita, la famiglia e la libertà educativa.
«Nella mia breve carriera politica ho sempre cercato di mettere al centro i principi non negoziabili», dice Inselvini, un’esperienza da consigliere comunale a Castegnato (Brescia). Nelle battaglie per la famiglia, aggiunge il candidato alle Regionali, «dobbiamo partire dal coraggio»: da questo punto di vista avere «amministrazioni timide» non aiuta. Al contrario, «non dobbiamo avere paura di difendere la verità», che «va difesa a qualunque costo».
Ascolta "Elezioni Lombardia. Inselvini (FdI): «Famiglie numerose da aiutare, sono ricchezza per società»" su Spreaker.Paolo Inselvini, nel suo programma per le elezioni regionali in Lombardia, quali sono le misure a sostegno della maternità e del diritto alla vita sin dal concepimento?
«Cercherò di incentivare i centri di aiuto alla vita e tutte quelle associazioni – con cui, tra l’altro, ho collaborato in questi anni – nei quali uomini e donne si donano per aiutare le donne in difficoltà e, anche e soprattutto, i bambini che nascono da maternità difficili. Quindi, cercherò di dare spazio a qualunque tipo di progetto che possa aiutare economicamente le giovani madri e a ogni progetto culturale in grado di aiutare i padri, le madri e la società tutta a capire la necessità di uscire dalla cultura dello scarto, per cercare, al contrario, di accogliere la vita, la ricchezza più grande che il buon Dio ci ha donato».
Come aiuterete le famiglie, in particolare quelle numerose?
«Al giorno d’oggi, dare vita a famiglie numerose è un atto di grandissimo coraggio. Queste famiglie vanno aiutate, destinando loro fondi per i trasporti e per il diritto allo studio: da questo punto di vista, la Regione già si impegna ma può fare ancora di più. Anche dal punto di vista economico, le famiglie numerose rappresentano una ricchezza per la nostra Regione e per la nostra Nazione, perciò vanno messe al centro della nostra azione, prima sul piano culturale prima, poi su quello legislativo».
Cosa può fare l’amministrazione regionale per evitare la diffusione dell’ideologia gender a scuola e difendere la libertà educativa dei genitori?
«In questi anni, la sinistra ha cercato di colpire la famiglia. Tanti movimenti “progressisti”, come ben sappiamo, hanno cercato di inculcare l’ideologia gender nelle menti della cultura italiana e occidentale, in particolare, tra le nuove generazioni: lo vediamo spesso sui giornali, in TV, nei social, dove stiamo davvero oltrepassando ogni limite. Ritengo che, nell’ambito delle scuole, l’amministrazione regionale debba innanzitutto incentivare dei piani di studio, in cui si rimetta al centro la famiglia per quello che è, tenendo i giovani lontani da una deriva culturale e ideologica da cui, purtroppo, non ci sarebbe ritorno. La Regione dovrebbe incentivare e aiutare tutte quelle scuole paritarie in cui abbiamo una formazione di qualità, spesso più libera rispetto ad altre scuole in cui l’ideologia sta penetrando sempre di più. Una formazione che deve essere incentivata dalla qualità, mettendo al centro la persona, ovvero l’alunno, non la mera formazione scolastica ma anche e soprattutto dei progetti extracurriculari che possono essere sottoposti ai genitori che hanno la libertà ma – soprattutto il diritto – di accettarli o meno. Quindi, in questo modo, possono tutelare i loro figli, perché – ricordiamocelo sempre – i figli devono essere educati in primo luogo dai loro genitori, poi eventualmente dalla scuola e dallo Stato, soprattutto quando c’è il rischio di incappare in derive ideologiche come queste; sappiamo bene quanti progetti controproducenti sono stati portati avanti nelle nostre scuole in questi anni, per quanto riguarda l’ideologia gender e non solo. Per cui dobbiamo cercare di monitorare la situazione, attraverso progetti locali e regionali, facendo da “sentinelle”, al fine di evitare derive di questo tipo».
Qual è il vostro programma per la disabilità?
«Credo che, su questo fronte, la Regione, che già ha fatto molto, potrà fare ancora di più. Anche in questo ambito, la sinistra cerca di portare avanti una cultura che non è quella che noi vogliamo. Noi vogliamo poter accogliere ogni tipo di fragilità ed è per questo che bisogna ampliare l’offerta di servizi e di sostegni a tutti coloro che stanno accanto ai propri figli, genitori o fratelli con disabilità. Anche da questo punto di vista, credo che si possano spostare dei fondi a bilancio da progetti meno necessari a questo settore. Ciò si collega ovviamente alla legge regionale sui caregiver che è stata approvata di recente: su questo fronte, la Regione Lombardia è un’eccellenza, nell’aiuto alle persone più deboli, agli anziani e ai malati. È sicuramente una linea che va nella direzione giusta, per accogliere e non scartare le persone che si avviano alla fine della loro vita».
A questo proposito, cosa dovrà fare la nuova amministrazione regionale per le categorie più deboli, ovvero anziani e malati, specie nel fine vita?
«Cercherò di battermi sia per far conoscere le cure palliative, sia per incentivarle dal punto di vista economico, distribuendo più fondi, fermo restando che la Lombardia è già la prima regione sulla creazione di nuovi hospice. Sperimentiamo quanto sia problematica la gestione dei nostri anziani da parte delle loro famiglie, quindi, dove sia possibile, è bene aiutare gli anziani a casa, dando l’opportunità a tutti, in caso contrario, di accedere a servizi come questo».