Pietro Macconi è un autentico veterano del “Pirellone”. Consigliere regionale già negli anni ’90 in Alleanza Nazionale e poi nel Popolo della Famiglia, torna a correre alle elezioni regionali del prossimo 12-13 febbraio nelle file di Fratelli d’Italia. Macconi, che in passato è stato presidente della Commissione Sanità, fu tra i firmatari della legge regionale sulla famiglia, la cui approvazione è qualcosa che rivendica, non tanto come punto di arrivo ma come punto di partenza per nuove politiche di incentivo alla natalità, come lo stesso candidato ha spiegato a Pro Vita & Famiglia. Macconi è stato inoltre tra i candidati di questa tornata elettorale ad aver firmato il manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia sull'impegno a tutelare la vita, la famiglia e la libertà educativa
Lei ha firmato il manifesto di Pro Vita & Famiglia con cui i candidati si impegnano a rispettare i principi non negoziabili. Cosa ha già fatto nella sua esperienza politica e cosa intende fare?
«Quando è impegnato in politica, un cattolico deve difendere i principi non negoziabili. Sono già stato già consigliere regionale in Lombardia per varie legislature e sono tra i firmatari della legge n° 22 del 1999, tuttora vigente, che riguarda proprio la famiglia. Si trattò della prima legge regionale riguardante questo tema ed è una legge importante e fondamentale in quanto impegna la Regione a programmare tutta la sua attività, prendendo come base la famiglia. Da questo punto di vista, un esempio di azione per la famiglia è il bonus scuola, che purtroppo la giunta Fontana ha ridotto, mettendolo sotto la tagliola dell’Isee, che non permette di erogarlo a tutti, come avveniva inizialmente. Da questo punto di vista, questi sono alcuni degli esempi di quanto è già stato fatto».
Qualche punto rilevante del suo programma?
«Ci sono vari esempi di cose che si possono fare. Si tratterà innanzitutto di tenere fede alla legge sulla famiglia che dà ampiezza e corpo a tutto il resto. Tempo fa avevo predisposto un progetto di legge per il sostegno alla natalità che, però, non è stato attuato. Mi auguro di poterlo attuare nella forma di “premio alla maternità”. Lo chiamerei, anzi, “reddito di maternità”. Riteniamo – ormai è un problema rilevato da tutti – che il crollo demografico stia creando problemi a tutti i livelli, economico e non solo. Promuovere la maternità mi sembra assolutamente necessario in questo momento: sarebbe utile fornire la famiglia di un reddito complementare ai benefici che già possiede, per favorire la maternità, per permettere alla donna di stare in casa ad accudire i figli, invece di dover andare a lavorare per poter pagare l’asilo nido, che, per quanto sia una buona cosa, come supporto alla famiglia non è mai paragonabile a quello che può fare una mamma per suo figlio, standogli accanto. L’amore che una mamma può dare e il senso di appartenenza che il bimbo ricava, non possono essere lasciati a benemerite istituzioni che non sono in grado di surrogare la famiglia».
E sul fronte della scuola?
«Oltre evidentemente – ma questo è scontato – ad oppormi a tutto ciò che è contro la vita e l’unità della famiglia, vorrei battermi per un’istruzione adeguata, perché l’istruzione non è altro che la trasmissione dell’esperienza, che permette alle generazioni future di evitare gli errori che abbiamo commesso in passato».