La partita elettorale nella Marche per il rinnovo del Consiglio Regionale sarà, con tutta probabilità, una sfida tra Francesco Acquaroli, candidato e parlamentare di Fratelli d’Italia con la coalizione del centrodestra e il dem e candidato per il centrosinistra Maurizio Mangialardi. Tra i vari candidati alla carica di consigliere anche Guido Castelli, nominato da Giorgia Meloni responsabile nazionale del Coordinamento Autonomie Locali del partito. Castelli, per dieci anni sindaco di Ascoli Piceno, oggi è presidente della Fondazione Ifel, la struttura dell’Anci al servizio dei Comuni per la consulenza e la formazione sui temi della finanza locale. A lui, in prima linea, in piazza, questa estate, per la manifestazione del “Restiamo liberi” svoltasi ad Ascoli, Pro Vita & Famiglia ha rivolto alcune domande.
Come nasce la sua candidatura?
«Dopo la mia esperienza decennale di amministratore ho ritenuto doveroso mettere a disposizione della mia comunità l’esperienza maturata da Sindaco di Ascoli Piceno nel ruolo di consigliere regionale. Le Marche, regione rossa per antonomasia, si prepara ad una svolta. Serviranno competenze e qualità amministrativa per essere all’altezza di una transizione che si annuncia entusiasmante ma complessa»
Cosa pensa dell’attuale amministrazione?
«In realtà il giudizio, fortemente negativo, sul governo della regione Marche è stato dato dallo stesso centro-sinistra che non ha riproposto il Governatore uscente ritenendolo inadeguato. Le Marche sono una regione in profonda sofferenza. Un tempo veniva studiato il “modello marchigiano” ora, secondo gli ultimi dati, siamo stati declassati secondo la codifica comunitaria a regione in transizione verso il declino. La responsabilità è anche del governo regionale».
In questo periodo incombe un pericolo non piccolo sulle nostre teste, rappresentato, a livello nazionale, dal ddl Zan. Cosa ne pensa a riguardo?
«Sono molto preoccupato di una normativa che tende ad istituzionalizzare il mainstream con tanto di sanzioni a carico di chi non intende aderire alle prescrizioni del pensiero unico. Stiamo assistendo ad una deriva pericolosa: l’idea di condizionare anche i premi oscar al rispetto del politicamente corretto mi atterrisce«
In che modo propone di cambiare lo stato attuale delle cose?
«La famiglia al centro. Una sorta di unità di misura su cui validare le politiche pubbliche. Questo soprattutto, ma non solo, nell’ambito sociale e socio-sanitario dove nelle Marche scontiamo gli effetti di pregiudizi ideologici duri a morire. Per il resto ritengo che il metodo per governare l’unica regione al plurale sia la valorizzazione della sussidiarietà verticale e orizzontale. No al “centralismo burocratico” con cui il centro sinistra ha cercato di irretire il pluralismo civile ed urbano di una realtà particolarmente complessa e SI alla valorizzazione tra enti locali e soggetti sociali. Il cambiamento passa per una trasformazione radicale della “visione”».