Tra i candidati in vista delle prossime elezioni regionali del 20 e 21 settembre che, per la loro storia e formazione, mostrano di avere attenzione ai valori non negoziabili, c’è sicuramente la dottoressa Angela Galassi. Classe 1966, fisioterapista, madre di cinque figli e nonna, la Galassi corre sotto le insegne della Lega per il Consiglio regionale delle Marche nella sezione anconetana. Nel suo programma cita la parola “famiglia” ben 48 volte, quasi un record. Di qui il nostro interesse ad intervistarla.
Dottoressa Galassi, perché ha deciso di candidarsi per il Consiglio regionale delle Marche?
«Penso da sempre che la famiglia sia la trama che sostiene ogni società civile e, quindi, anche la nostra Regione, la cui economia, tra l’altro, è basata principalmente su piccole e medie imprese per lo più a conduzione familiare e, quindi, famiglia e impresa finiscono col coinvolgersi reciprocamente nelle dinamiche economiche, sociali e culturali che le investono. La famiglia, inoltre, è anche il luogo in cui le situazioni di disagio e vulnerabilità vengono affrontate globalmente. Di conseguenza, promuovere politiche che favoriscano la famiglia significa poter innescare un processo virtuoso non solo sul piano sociale ma anche di sviluppo economico. I figli, infatti, rappresentano il futuro delle nostre comunità. Purtroppo, la nostra regione soffre da tempo un grave declino demografico, con la progressiva riduzione delle nascite e un crescente invecchiamento della popolazione. Siamo scesi a una media di 1,2 figli per donna, mentre solo per avere ricambio generazionale ne occorrerebbero 2,2. Di questo passo, la regione Marche si avvierà inevitabilmente verso un punto di non ritorno. A questo fenomeno e alla mancata ricostruzione del post-sisma, si associa anche lo spopolamento delle aree montane e rurali della nostra Regione. È sempre più evidente come siano quindi necessari drastici provvedimenti per dare una svolta decisiva alle politiche familiari: occorre potenziare la rete dei servizi offerti alla famiglia, sostenere i progetti di vita familiare dei nostri giovani (che spesso sono costretti a emigrare per mancanza di prospettive occupazionali), investire su educazione e formazione per aumentare le possibilità di inserimento in un mercato del lavoro di migliore qualità, promuovendo soprattutto quei settori produttivi che sono il fiore all’occhiello della nostra regione. I provvedimenti adottati finora a favore delle famiglie sono stati, invece, occasionali, discontinui, frammentari e poco efficaci. Dopo quasi vent’anni di impegno nell’associazionismo familiare ho quindi ritenuto di dovermi impegnare in prima persona per promuovere politiche familiari incisive che agiscano su tutti questi fronti».
Quale importanza attribuisce ai principi non negoziabili del diritto alla vita e della difesa di famiglia naturale e libertà educativa?
«Il diritto alla vita è evidentemente la base per poter difendere non solo i diritti dei futuri cittadini non ancora nati ma, ritengo, per impostare una visione di società che metta al centro la dignità della persona umana, prendendosi cura di ogni individuo, soprattutto di quelli che si trovano in situazione di maggiore fragilità. Aiutare le famiglie, le donne in particolare, ad accogliere con serenità i figli, che come sappiamo sono desiderati in numero maggiore di quanti poi effettivamente ne nascano, garantendo una situazione sociale di sostegno economico ma anche logistico-organizzativo, che metta al centro la relazione mamma-bambino-papà, è fondamentale, soprattutto in una società che invecchia e che altrimenti non avrebbe prospettive per il futuro. In quest’ottica, nella mia idea di società orientata al bene comune, la libertà educativa è altrettanto fondamentale (credo sia importante non solo incentivare asili nido domiciliari e aziendali ma anche introdurre buoni scuola, modulati secondo i carichi familiari, in sostegno alla libertà di scelta delle famiglie) così come l’assistenza e l’aiuto alla genitorialità, poiché non si può prescindere dalla presa di coscienza della responsabilità educativa della famiglia. E non ci si può non accorgere dell’emergenza educativa che coinvolge e spesso travolge quotidianamente le nostre comunità. Il vuoto valoriale ed esistenziale che investe oggi le nuove generazioni sfocia sempre più spesso in atti di violenza o in illusorie fughe dalla realtà. Oltre all’azione di contrasto attraverso la formazione, credo sia doverosa un’incisiva lotta alle dipendenze, oltre che sul piano legale, anche attraverso iniziative di sensibilizzazione e informazione ed eventi per promuovere il “divertimento lucido”».
Cosa ne pensa delle lezioni gender – ufficialmente tenute “contro le discriminazioni” - nelle scuole?
«L’educazione contro le discriminazioni è doverosa. Fa parte dell’educazione al rispetto della dignità della persona, a prescindere da qualsiasi caratteristica. Quello che non è possibile accettare è una scelta di obiettivi ideologici: un indottrinamento che pretende di insegnare il rispetto solo in base all’orientamento sessuale o alla identificazione di genere, spesso subdolamente mascherato da progetti antidiscriminatori e di inclusione, con azioni, queste si, totalmente discriminatorie, rispetto ad altro tipo di discriminazioni ben più presenti nella scuola e nella società come, per esempio, quelle che colpiscono le persone con disabilità o in situazione di disagio sociale. E, oltre a questo, ribadisco che temi educativi sensibili come la sessualità siano sempre ed esclusivamente da affrontare in totale e trasparente accordo con le famiglie».
Se sarà eletta consigliere regionale, quale sarà il suo primo impegno?
«Purtroppo, l’attuale panorama culturale, politico e legislativo è sconfortante e il momento è veramente drammatico. La legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito, l’ulteriore introduzione dell’aborto farmacologico a domicilio, le proposte di legge a favore della legalizzazione delle sostanze stupefacenti e, non ultime, quelle contro la libertà di pensiero e di opinione, impongono di agire in maniera incisiva e prioritaria a difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale, per la promozione e difesa della famiglia naturale e della libertà educativa dei genitori. Quindi, tutte le mie energie saranno da subito profuse, per quanto di competenza degli organi regionali, nella promozione e difesa di questi principi irrinunciabili, su qualsiasi fronte possibile, con la stessa tenacia e caparbietà con cui ho portato avanti sinora le tante battaglie assieme al mondo profamily e prolife»