Tra le storiche “regioni rosse” diventate ormai contendibili, figurano anche le Marche. In questo ambito Pesaro-Urbino è in assoluto una delle province più schierate a sinistra di tutta Italia. In questo territorio, non fa eccezione Vallefoglia, diventato il terzo comune della Provincia, dopo l’assorbimento di Colbordolo nel 2014. In quest’ultimo Comune, Carla Nicolini è stata consigliere d’opposizione nel quinquennio 2009-2014. La Nicolini si è stata poi candidata sindaco a Vallefoglia nel 2019, venendo sconfitta dal sindaco uscente. «Ho perso contro una sinistra talmente radicata nel nostro territorio, che è difficile da estirpare», ha confidato Nicolini a Pro Vita & Famiglia. 49 anni, sposata da trenta, due figlie, Carla Nicolini è da poco «orgogliosamente nonna». Da candidata al Consiglio Regionale delle Marche nelle file di Fratelli d’Italia, a sostegno di Francesco Acquaroli presidente, punta a politiche che rimettano la famiglia al centro. «Vivo di principi essenziali e li porto avanti – ci spiega –. Non sono nata politica, sono una persona che si è sempre prestata ad aiutare gli altri, per me è quasi una “deformazione”, è qualcosa di innato». Nicoli si sofferma anche sulla difficoltà per le donne a vedere accettate le loro candidature: «In politiche siamo ancora discriminate – commenta –. Forse perché siamo più agguerrite degli uomini…».
In qualità di consigliere comunale d’opposizione, che tipo di politiche ha promosso?
«Ho sempre criticato le cattive politiche sociali della giunta di centrosinistra, che purtroppo vengono sbandierate come degli slogan e rimangono sempre sulla carta. Non c’è mai una vera volontà di applicarle, anche quando ci sarebbero dei fondi. È un’amministrazione che, purtroppo vive di slogan. La realtà è molto diversa, la verità viene ignorata ma questo rende il nostro gruppo consiliare di minoranza ancora più agguerrito. Abbiamo spesso buone proposte ma la maggioranza non le ascolta mai. Durante l’emergenza Covid, poi, l’amministrazione comunale è letteralmente scomparsa, i cittadini non sapevano più a chi affidarsi. Idem per i medici di base. Presi alla sprovvista da questa pandemia così forte, come Comune siamo stati piuttosto colpiti ma chi avrebbe dovuto non ci ha mai messo la faccia, né si è mai messo all’opera».
Dov’è che le amministrazioni di sinistra si sono rivelate più deficitarie sul vostro territorio?
«Penso alla mancata applicazione delle politiche giovanili. C’è una parte di gioventù che viene lasciata completamente allo sbaraglio: per le famiglie non c’è aiuto concreto al di fuori dei centri di aggregazione a pagamento. In questo modo i giovani non vengono responsabilizzati come dovrebbero. Ciò è una grave pecca, perché andrebbero dati loro dei luoghi dove possano esprimersi e socializzare. Nella realtà dei fatti accade l’esatto contrario, con il risultato che, a prendersi cura di loro, rimangono soltanto associazioni a scopo di lucro, alle quali, se non paghi, non hai diritto d’accesso».
In qualità di candidata al Consiglio Regionale, quali politiche porterà avanti?
«I punti sono parecchi, proprio perché, qui nelle Marche, le pecche sono parecchie. In primo luogo porterò avanti i principi non negoziabili, in cui credo molto. Nella nostra provincia, come un po’ in tutto il territorio regionale, assistiamo a una desertificazione dell’entroterra e allo smantellamento degli ospedali: da noi, ad esempio, si è scelto di concentrare quasi tutta la sanità in un unico ospedale a Pesaro, privando il resto del territorio di servizi essenziali, persino del pronto soccorso. Se andiamo avanti con questa politica finora applicata, avremo finanche difficoltà a farci curare… In tutta la Regione, poi, manca un vero impegno nelle politiche sociali, aiuti alle famiglie ne vediamo solo da parte delle associazioni private. Sarebbero poi da rilanciare le infrastrutture e il turismo, su cui, da noi, si investe pochissimo».
Le Marche sono una “regione rossa” diventata contendibile: un cambiamento di colore politico dopo mezzo secolo sembra ora possibile. Che sfida rappresenta questo per una candidata di centrodestra e pro life quale lei è?
«Che il centrodestra possa finalmente vincere nelle Marche lo speriamo vivamente, ci sono dei propositi che non sono pure promesse. Il centrodestra sta facendo una campagna che non si basa sugli slogan ma sul dialogo con le persone e il mondo associativo. È importante confrontarsi con i cittadini, mentre finora le amministrazioni hanno sempre imposto tutto dall’alto, si faceva soltanto quello che volevano loro. Invece i cittadini hanno diritto ad avere i servizi che chiedono, deve esserci una relazione con loro e un ritorno a beneficio degli elettori. Ci vorrebbe anche un ricambio generazionale, da anni si susseguono sempre gli stessi volti: già se si invertisse questa tendenza, sarebbe un inizio. Forse ci siamo rassegnati a situazioni per cui “tanto non cambierà mai nulla”. Invece bisogna provare e rischiare: stavolta la possibilità di cambiare c’è per davvero. Anche perché peggio di com’è andata finora, non potrà mai andare!».