Ha sottoscritto convintamente il Manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia e dell'Associazione Family Day, rivolto ai candidati di queste elezioni amministrative che si terranno il prossimo 3 e 4 ottobre. Grazia Di Maggio, candidata con Fratelli d’ Italia a consigliere comunale a Milano, spiega al nostro sito il perché della sua candidatura e le politiche che porterà in campo a favore della vita e della famiglia.
Lei ha voluto firmare il manifesto di Pro Vita & Famiglia, cosa l'ha spinta?
«Credo che la nostra società viva un grande pericolo, quello della perdita dei valori e dell’identità. Da giovane donna di destra e da Cattolica praticante sento il dovere di difendere e di combattere contro il relativismo e il globalismo che attanagliano il mondo moderno. Facendo politica e vivendo tutti i giorni i problemi della mia Città, la seconda più grande d’Italia, Milano, mi rendo conto di quanto sia forte questo campanello d’allarme. Un pericolo allo stesso tempo ignorato che si abbatte nei confronti delle nuove generazioni col rischio di crescere in un mondo omologato in cui anche le differenze naturali come quelle tra uomo e donna vengono taciute. Una società che ci vuole schiavi e isolati perché così è più facile controllarci. La famiglia è sotto attacco perché è l’ultima barriera a difesa della persona. Essa è il nucleo per eccellenza in cui si forma l’essere umano, nella famiglia impariamo ad amare, a perdonare, a essere generosi e aperti. Impariamo ad andare al di là dei nostri bisogni, ad incontrare gli altri e a condividere la nostra vita con loro. Tutto questo oggi è messo a rischio perciò sento il dovere morale di combattere il pensiero unico dominante che ci vuole avulsi dai valori che fondano la nostra civiltà millenaria, basata appunto, sulla famiglia».
Quale punto del Manifesto ha più a cuore, in modo particolare e si impegnerà a realizzare?
«Reputo contraddittorio vivere in un’epoca in cui certa politica si riempie la bocca parlando di accogliere il prossimo e poi si smentisce attraverso battaglie pro-aborto. Credo sia necessario insegnare ai nostri giovani e ribadire a gran voce l’importanza di accogliere la vita nascente, intesa come dono, e di predisporre, nelle situazioni più difficili, strutture di aiuto nei confronti delle giovani madri. Pertanto tra le mie priorità, nel caso in cui venissi eletta alla carica di Consigliere Comunale di Milano, è presente l’inserimento nello Statuto dell’Ente del riconoscimento del diritto alla vita di ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale. Tale diritto parte dal giorno zero e, secondo il mio punto di vista, la possibilità di sopprimere la vita in ogni momento significa disconoscere quanto sia prezioso il miracolo dell’esistenza».
Cosa si impegnerà a cambiare o a fare di più rispetto a quanto fatto dall’amministrazione uscente?
«Tra le innumerevoli cose che non funzionano, volutamente trascurate non solo dalla giunta Sala ma anche da quella precedente, la mancanza di politiche a sostegno della famiglia naturale, sia livello antropologico sia dal punto di vista fiscale e amministrativo come incentivi alla natalità o l’introduzione del quoziente familiare. Milano ha assunto una connotazione nota a tutti di città progressista che guarda ai diritti Lgbt con l’istituzione di giornate dedicate all’omosessualità, promuovendo la teoria del gender sex. Milano, però, non ha bisogno di sensibilizzare fino alla nausea determinate tematiche infatti reputo fazioso e ipocrita il sostegno al progetto Re.A.Dy da parte del Comune, la rete nazionale anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Mi impegnerò affinché tali scelte non siano dettate dalla convenienza o dalle mode del momento affinché le priorità abbiano come parametro l’urgenza e il benessere della collettività, lasciata a soccombere da troppo tempo».