Aiuti alle famiglie disagiate per motivi economici o per la separazione dei coniugi. Sostegno agli anziani, affinché rimangano il più possibile nel loro nucleo abitativo accanto ai loro cari. Nessuno spazio per l’ideologia gender, né per pratiche che attentino al diritto alla vita. Questo e altro nel programma elettorale di Laura Molteni, consigliere uscente della Lega al Comune di Milano. In vista delle elezioni del 3-4 ottobre, dove si ricandida a sostegno di Luca Bernardo sindaco, Molteni ha spiegato cosa ha in mente per la prossima consiliatura meneghina e le ragioni della sua sottoscrizione del Manifesto valoriale promosso da Pro Vita & Famiglia e dall’Associazione Family Day.
Onorevole Molteni, lei è tra i candidati firmatari del Manifesto di Pro Vita & Famiglia sui principi non negoziabili: che responsabilità comporta per lei questo impegno?
«Sono principi che ho sempre condiviso in tutta la mia vita. La mia formazione è di matrice cattolica, ho un diploma che mi abilita all’insegnamento della religione, mi sono anche occupata del catechismo con i bambini dell’oratorio. Ogni volta che si è affrontato questi temi in sede istituzionale, ho sempre tenuto fede ai miei principi. Lo scorso 12 luglio, ad esempio, sono stata promotrice e moderatrice del convegno Dalle unioni civili al ddl Zan, la strada verso la decostruzione dell’identità, con la partecipazione, del senatore Simone Pillon e del direttore di Libero, Alessandro Sallusti e di altre personalità preoccupate delle gravi violazioni della libertà di educazione che il ddl Zan comporta».
Lo stesso sindaco uscente Giuseppe Sala, durante i suoi cinque anni di mandato, si è rivelato un fiero oppositore dei principi non negoziabili…
«Spero infatti che, con il centrodestra di nuovo al governo, Milano cambi direzione di marcia. Io sono tra coloro che portano avanti convintamente i principi non negoziabili: oltre che al ddl Zan, che limita la libertà di pensare, di ragionare, di educare, sono contraria all’eutanasia, che apre le porte all’eugenetica e alla selezione delle vite che valgono la pena d’essere vissute. Spero in consiglio comunale entri il maggior numero di persone che sostengono i principi non negoziabili, in modo da poter creare un gruppo trasversale su questi temi».
Quali sono i punti principali del suo programma elettorale?
«Una cosa che sto ripetendo in questi giorni di campagna elettorale, ovunque mi presento: Milano deve sostenere la famiglia come risorsa di vita e il percorso di crescita dei figli. Da anni, in città, abbiamo i Centri Aiuto alla Vita e le Culle per la Vita, ma anche il Comune deve fare la sua parte e intervenire, anche economicamente, con azioni di supporto e di sostegno, laddove ci siano famiglie in crisi. Sul piano economico, abbiamo famiglie in cui, a causa del lockdown, entrambi i genitori hanno perduto il lavoro. Ci sono piccole imprese che hanno dovuto chiudere perché non riuscivano a far fronte all’affitto e alle tasse. Questi nuclei familiari vanno aiutati sia dal punto di vista lavorativo che psicologico».
C’è un risultato su tutti che rivendica nella sua attività di consigliere comunale?
«Per la prima volta nella storia del Comune di Milano, grazie a un mio emendamento al piano triennale di sviluppo del welfare, è stata introdotta una voce dedicata ai genitori separati e in difficoltà economica, rendendoli titolari di servizi di supporto psicologico, orientamento legale, con la possibilità di fruire fino a un anno degli alloggi del Comune. I ragazzi, invece, devono poter essere supportati nel loro percorso di crescita, agevolando l’incontro con i propri genitori qualora si separassero. Purtroppo, anche a causa della perdita di valori, il numero di separazioni è molto alto. Per i genitori separati, mantenere un rapporto coi propri figli è fondamentale. La Regione Lombardia sta facendo molto in questa direzione, dando un sostegno economico ai genitori in difficoltà e permettendo loro di pagarsi l’avvocato o l’affitto».
Per la popolazione anziana o con disabilità, invece, quali azioni metterete in campo?
«Le persone diversamente abili o fragili, devono essere rispettate nella loro individualità e nelle loro capacità e potenzialità, di modo che chiunque possa concretamente realizzare le proprie aspirazioni e inserirsi a pieno titolo nel mondo del lavoro, con tutto il supporto adeguato. Per quanto riguarda invece le persone anziane, la famiglia va supportata in termini di servizi concreti. Le persone anziane dovrebbero rimanere il più a lungo nella propria casa dai propri cari, dai propri riferimenti affettivi nel contesto sociale di riferimento, senza essere costretti ad andare nelle RSA. Tra l’altro, una persona residenzializzata ha un costo più alto rispetto a una persona che vive in famiglia. Tra i propri cari si può vivere con quella dignità, con quella attenzione e con quell’affetto che non sempre vengono profusi nelle RSA. Tutti i principi di cui le ho parlato, sono i principi lungo i quali muovo la mia azione politica, con l’obiettivo di contribuire a costruire una società diversa da quella attuale – caratterizzata dai social e dall’indifferenza – dove la persona bisognosa d’aiuto viene completamente ignorata. Io, invece, mi batto per una società umana, dal volto umano e a misura di persona».