Città simbolo di avanguardia, progresso e sviluppo in Italia e in Europa, Milano è anche un coacervo di contraddizioni sociali e di contrapposizioni ideologiche. Il sindaco uscente Giuseppe Sala sembra essere nettamente favorito nei sondaggi ma c’è una parte non trascurabile della città che si sente lontana dallo stile roboante e presenzialista del primo cittadino. C’è una Milano più legata ai valori tradizionali: la famiglia, la comunità, la solidarietà, una vita sobria e meno improntata all’edonismo, ovvero i valori in cui si riconoscono i candidati che hanno firmato il Manifesto valoriale promosso da Pro Vita & Famiglia e dall'Associazione Family Day per i principi non negoziabili. Tra questi ultimi c’è Manuela Ponti, 46 anni, psicologa e psicoterapeuta, protagonista attiva nell’associazionismo familiare. Già candidato sindaco a Monza nel 2018, quest’anno la dottoressa Ponti è in corsa per il consiglio comunale a Milano nelle file della Lega, a sostegno di Luca Bernardo sindaco. A Pro Vita & Famiglia, ha illustrato il suo programma e il suo modo di intendere l’impegno politico.
Dottoressa Ponti, cosa condivide di più del manifesto di Pro Vita & Famiglia?
«Negli otto punti che Pro Vita & Famiglia propone, io mi riconosco da sempre. Sono un’attivista pro family della prima ora, ho sempre collaborato con associazioni come Pro Vita & Famiglia, Difendiamo i Nostri Figli, Ora et Labora, No194, quindi la mia candidatura su Milano è un modo per rappresentare queste istanze nella maniera spero più chiara e genuina possibile. Come tutte le grandi metropoli d’Europa, Milano si sta trasformando in un luogo dove tutto è concesso, dove la fluidità è esasperata, dove, nonostante la passione e la cura che i CAV ci mettono, il numero degli aborti è altissimo, praticarli è percepito quasi come una cosa normale e ciò mette un’enorme tristezza. È necessario fare in modo che i nostri valori vengano portati avanti nelle piccole e nelle grandi battaglie. Le elezioni amministrative del prossimo 3-4 ottobre sono una di quelle battaglie e io mi sono messa a disposizione. La tutela della vita, della famiglia, dei minori, degli anziani, il no all’eutanasia e alle droghe sono una costante della mia vita. Per me, come per tutti coloro che appartengono a Pro Vita & Famiglia, la tutela della vita dal concepimento fino alla fine del suo percorso naturale dev’essere maturata dal buon senso, dal benessere e dal mantenimento della salute in maniera coerente a ciò che madre natura ci ha dato».
Cosa porterà, se sarà eletta in consiglio comunale, della sua esperienza di psicologa e psicoterapeuta?
«Nel mio lavoro, vedo persone in grande difficoltà, tantissimi giovani che si perdono per strada a causa di una confusione che gli deriva dall’ambito sociale. Questo non avere paletti, pensare di poter fare qualunque cosa e che questo sia libertà, è fonte di smarrimento. Bisogna aiutare i giovani, mettendo dei paletti che indicano una strada dove poter effettuare delle scelte. Se non possono scegliere, in virtù del fatto che tutto è concesso, questi ragazzi si perdono cammin facendo e soffrono. Io credo che non sia giusto soffrire così, la vita è troppo bella e va vissuta con gioia. Dispiace vedere ragazzi che non sanno cosa fare, che sono confusi e che, guarda caso, cercano di allontanare questi dispiaceri con sostanze psicoattivanti, marijuana e cannabonoidi, legali o meno. C’è tantissima confusione su questi temi. Bisogna avere le idee chiare e cominciare a parlar chiaro, come parlano chiaro Toni Brandi, Massimo Gandolfini, Gianfranco Amato e molti altri amici che hanno incrociato il mio cammino in questi ultimi anni».
Qualche altra priorità nel suo programma elettorale?
Cosa andrebbe cambiato di questi cinque anni di amministrazione Sala, specie in fatto di politiche familiari?
«Penso al mancato sostegno alle famiglie adottanti: l’accompagnamento non deve essere solo di livello associativo, anche il Comune deve farsene carico. Per non parlare di tutte le difficoltà dei genitori che purtroppo si separano o divorziano: i servizi sociali vanno aiutati a comprendere cosa succede davvero. Le persone non possono essere trattate come numeri, ogni situazione è a se stante. Su questo ho fatto battaglie anche col garante dell’infanzia di Milano, che sa benissimo come la penso rispetto alla tutela dei minori in ambito scolastico, dove il Comune non offre un numero sufficiente di ore di sostegno ai bambini che le necessitano».
Cosa ne pensa di quanto successo a Milano con la fiera dell’utero in affitto?
«È vero che si tratta di spazi privati che vengono presi in affitto dalle lobby per l’utero in affitto e dalle grandi aziende che speculano sul corpo della donna, mercificando sia le donne come soggetto riproduttivo che i bambini, nemmeno si trattasse di una produzione di giocattoli. Ebbene, su questa storia la giunta Sala ha “furbeggiato” parecchio: il fatto che si trattasse di uno spazio privato non significa che il Comune non dovesse vigilare sull’osservanza delle leggi, tanto più che l’utero in affitto in Italia è un reato. Non mi piace questo modo di lavarsi le mani, evidentemente a loro interessa solo il business. La giunta Sala, in fondo, è questo: colorare d’arcobaleno tutto ciò che è gradito alla lobby lgbt è un imperativo categorico per il sindaco ma questo discrimina chi non la pensa come loro. Sala ha anche fatto il restyling al centro, mettendo palme e banani, quando abbiamo famiglie che non arrivano alla fine del mese. Piuttosto che colorare le panchine d’arcobaleno, meglio far mangiare le persone. C’è chi, come noi, sceglie la famiglia, chi, come loro, sceglie il business. È vero che del business, Milano è la capitale ma se questo business lo rendessimo più umano, ci guadagnerebbero tutti».