Contro l’ideologia gender e a favore di un’alleanza tra le generazioni. Dopo anni di attività parlamentare, l’onorevole Paolo Grimoldi si candida come capolista della Lega al Comune di Monza, alle elezioni del prossimo 12 giugno. Il suo obiettivo è affiancare l’impegno nella politica nazionale, con quello nella politica locale, sempre con un’impostazione valoriale e “tradizionale”, come lui stesso spiega a Pro Vita & Famiglia. 46 anni, deputato della Lega dal 2006, Grimoldi è stato anche l’ultimo segretario eletto della Lega Lombarda. Mentre nelle passate legislature si è occupato soprattutto di cultura, lavoro e sport, attualmente è membro della Commissione permanente sulle Politiche dell’Unione Europea.
Paolo Grimoldi, nel suo programma sono previste misure di sostegno sociale ed economico alla maternità, per promuovere il diritto alla vita sin dal concepimento, e alle famiglie, in particolare le famiglie numerose?
«Tutte le politiche nazionali o locali che possono andare nella direzione di aiutare le giovani coppie, di dare incentivi alla natalità e supporto alle famiglie con figli a carico, ritengo rappresentino la “battaglia delle battaglie”, che non può essere rimandata. Non è soltanto una questione demografica ma anche di sopravvivenza dei valori della nostra civiltà, della nostra tradizione, della nostra lingua. Mi rifiuto di pensare che la carenza di natalità che viviamo possa essere compensata con un’immigrazione incontrollata che non tenga conto dell’identità e della cultura. Favorire l’immigrazione comporta dei costi sociali di fronte ai quali, come abbiamo visto in particolare nel Nord Europa, i risultati sono praticamente inesistenti e proliferano i quartieri-ghetto dove la polizia non può entrare. Faccio notare, poi, che fino a poco prima della guerra in Ucraina, si parlava molto di investimenti nelle energie pulite e rinnovabili per contrastare il cambiamento climatico. Detto con il massimo rispetto per questo tema, credo che, più che investire per i prossimi trent’anni su un futuro di auto elettriche (che oltretutto vengono fabbricate quasi interamente in Cina…), bisognerebbe investire sui nostri figli e sulla natalità. Per onestà intellettuale, devo dire che molte delle battaglie per la vita e la famiglia hanno un margine di manovra relativamente limitato nell’ambito comunale, tuttavia anche al Comune di Monza mi impegnerò per questo».
Se il centrodestra si confermerà alla guida di Monza, si batterà per la libertà educativa delle famiglie e per il contrasto dell’ideologia gender nelle scuole?
«Il fatto che ci siano forze politiche che spingano affinché nelle scuole venga spiegato ai bambini anche soltanto cosa significhi essere transgender, a me lascia allibito. Lo ritengo eticamente e psicologicamente devastante per le menti dei più piccoli. Le deviazioni e i vizi di talune persone non possono essere oggetto di lezioni obbligatorie, anzi, vanno fermate sul nascere. Trovo scandaloso anche il solo fatto che la politica possa prenderle in considerazione. Non ci sono quindi margini di trattativa, qualunque proposta di questo tipo va rispedita al mittente. Le amministrazioni comunali possono fare la loro parte, incoraggiando e promuovendo una cultura “tradizionale”, ovvero quella che è sempre stata la normale formazione rivolta ai minori».
Quali politiche proponete per le fasce più fragili della società, a partire dagli anziani?
«In questo ambito, il nostro Comune può fare molto. Quand’ero ragazzino realizzai un manifesto ancora attuale dove c’era un giovane che stringeva la mano a un anziano. Accanto all’anziano, c’era scritto: “Se potessi”, accanto al ragazzo c’era scritto: “Se sapessi”. Gli anziani non vanno solo supportati con politiche di carattere sociale ma vanno valorizzati, in senso culturale. La loro testimonianza di vita andrebbe portata nelle scuole, per trasmettere ai giovani le loro esperienze di vita, le loro vicissitudini, i valori in cui credono e anche per riflettere su come il mondo sia cambiato negli ultimi 70-80 anni. A me personalmente piace moltissimo parlare con gli anziani e, soprattutto, ascoltarli: offrono un valore aggiunto in termini di esperienza educativa, rispetto ai valori di cui parlavo prima».
Cosa può fare, infine, il vostro Comune per tutelare i diritti delle persone disabili?
«Anche i disabili hanno una potenzialità educativa: la loro presenza nelle scuole può aiutare a portare al rispetto e alla comprensione delle vere categorie che vanno tutelate e per cui serve particolare attenzione. Il pensiero unico odierno trasmette la convinzione che alcuni reati diventerebbero più gravi, quando compiuti ai danni di una persona omosessuale o di un transgender: questo modo di pensare mi fa sorridere. Oltretutto le offese nei confronti di chiunque sono già punite dalla legge. Se dovessimo parlare un reato aggravato nei confronti di categorie deboli, me ne vengono in mente tre: bambini, anziani, portatori di handicap».