Al Comune di Parma si conclude la decennale amministrazione di Federico Pizzarotti (2012-2022), che ha governato nel suo primo mandato sostenuto dal Movimento 5 Stelle, mentre per il secondo si presentò con una sua lista autonoma. Fratelli d’Italia ha fatto la scelta di presentarsi da sola, proponendo come candidato sindaco Priamo Bocchi, il cui programma elettorale, come da lui stesso spiegato a Pro Vita & Famiglia, sarà molto incentrato sulle politiche familiari e sulla libertà educativa, con uno sguardo speciale rivolto alle persone disabili e ai fragili.
Priamo Bocchi, nel suo programma per il Comune di Parma, quale impegno si è preso sul fronte della natalità e delle politiche familiari?
«Il piano per la natalità e il sostegno alla famiglia rientra tra le priorità dei primi cento giorni di amministrazione. Parma ha un dato demografico in linea con il resto d’Italia, quindi particolarmente preoccupante. Abbiamo allora previsto l’istituzione di un’agenzia per la famiglia che, in raccordo con tutti gli assessorati adotterà gli strumenti necessari: bonus maternità, potenziamento nidi d’infanzia (oggi sono 600 i bambini in lista d’attesa), riduzione delle rette, convenzioni con asili privati paritari cattolici e aziende, introduzione di un quoziente nell’imposizione fiscale e di accesso ai servizi che tenga conto dei carichi famigliari reali e superi il vecchio modello ISEE. Lavoreremo anche sulla conciliazione dei tempi lavoro-famiglia, promuovendo estensioni del congedo parentale, per favorire l’accesso alla casa per le giovani coppie. Il futuro della città passa attraverso una ripresa della natalità che freni l’invecchiamento della nostra comunità. Abbiamo previsto anche sostegni al Centro Aiuto alla Vita. Puntiamo ad una fiscalità familiare, con incentivi ad aziende che adottino progetti a sostegno della maternità».
Che misure prenderete sul fronte della libertà educativa e del contrasto all’ideologia gender nelle scuole?
«Noi di Fratelli d’Italia siamo sempre stati molto critici nei confronti dell’amministrazione uscente che ha sostenuto questa ideologia, ad esempio, invitando la senatrice Monica Cirinnà a parlare nelle scuole, concedendo il patrocinio comunale a iniziative pro-gender e promuovendo mozioni di sostegno al ddl Zan. Su questo fronte, bisogna tenere alta la guardia. L’ideologia gender viene associata ai diritti civili, quando, in realtà, è discriminatoria nei confronti della famiglia e della libertà di pensiero. Nelle scuole, piuttosto che promuovere questa ideologia pericolosa, bisognerebbe sensibilizzare sui danni che fanno le droghe, tra i cui consumatori si registra un preoccupante abbassamento dell’età media».
Quali sono le politiche a sostegno delle persone disabili di cui ha bisogno la vostra città?
«I disabili e la disabilità troppo spesso si limitano ad essere un tema utilissimo in campagna elettorale, che viene poi dimenticato dopo il voto. La prossima amministrazione dovrà adottare nuove e più incisive politiche di welfare per i disabili. Bisognerà dedicare risorse e progetti integrati che siano finalizzati alla inclusione delle persone con disabilità con particolare attenzione all’autismo e al “Dopo di noi”. Le nuove politiche dovranno prevedere il miglioramento dell’accessibilità alle strutture (negozi, uffici, giardini pubblici, scuole), un potenziamento dei servizi di supporto scolastico, dei centri diurni e un maggiore sostegno alle famiglie che si prendono cura di loro. Occorrerà favorire la pratica sportiva e ricreativa dei disabili in ambienti accoglienti, salubri e a loro dedicati. L’assessorato di competenza, supportato da un “disability manager”, dovrebbe poi interfacciarsi in modo più diretto con le APS e le cooperative attive in questo campo, agevolando azioni di coordinamento e sinergia. Sarebbe poi utile pensare all’istituzione di residenze condivise, favorire l’inclusione lavorativa e istituire la “disability card” come già è stato fatto a Ferrara».
Avete in programma misure simili anche per l’assistenza agli anziani?
«In questo ambito, ci sarà da potenziare il servizio di assistenza, cooperando con la Regione, affinché le graduatorie per l’accesso alle RSA siano allargate il più possibile, perché, sebbene la strada da seguire sia quella della domiciliarità, sappiamo bene che ci sono situazioni che non la consentono. In ambito domiciliare, andrebbe potenziato il sostegno alle famiglie con persone anziane, magari mettendo a disposizione operatori socio-sanitari o infermieri adeguatamente formati. Stesso discorso per gli operatori delle RSA, di cui vanno migliorati la qualità e il servizio. Un profilo oggi non previsto, che non è di diretta competenza del Comune ma che sarebbe molto utile, è quello dell’infermiere notturno».