51 anni, originario di Brescia e in Senato dallo scorso 2018, quando è entrata per la prima volta a Palazzo Madama. Simone Pillon, da sempre impegnato in prima linea nel mondo pro life e pro family italiano è anche per questa tornata elettorale candidato alla Camera dei Deputati, tra le file della Lega. In questi quattro anni e mezzo Pillon si è distinto per l’appoggio - o la presentazione - ad alcune importanti iniziative legislative: il Ddl contro l’istigazione all’autolesionismo sui social (approvato dal Senato); il Ddl contro il cyberbullismo; il Ddl contro la sottrazione di minori; l’emendamento per il bonus per i papà separati con 800 euro mensili per pagare l’assegno di mantenimento; una risoluzione approvata dal Senato che ha definito l’utero in affitto come «forma di violenza contro le donne». Ma anche una norma sul parental control contro la fruizione di contenuti violenti o pornografici da parte dei minori. Quest’ultima, in particolare, si tratta di una norma, approvata come emendamento in via definitiva e in corso di attuazione, che impone su tutti i provider di apparecchi mobili (tablet, smartphone, laptop, computer, smart TV etc) di preinstallare un filtro di parental control disattivabile solo da un adulto, per tutelare i ragazzi da contenuti inappropriati. A queste iniziative si aggiungono i voti in Parlamento per contrastare tanto il ddl Zan sull’omotransfobia quanto il Ddl Bazoli sul suicidio medicalmente assistito.
Battaglie pro life e pro family che Simone Pillon vorrebbe riportare - se nuovamente eletto - tra le aule di Palazzo Madama e al quale Pro Vita & Famiglia ha rivolto alcune domande proprio per capire cosa ancora c’è bisogno per la politica italiana e per l’Italia per quanto riguarda i temi etici così tanto dibattuti in questa campagna elettorale.
In Italia imperversa un drammatico declino demografico. Come bisogna tutelare tutelare socialmente la maternità e la paternità e proteggere la vita nascente dalle istanze pro-aborto?
«Inutile girarci intorno: l’inverno demografico è la crisi delle crisi. Senza nuovi nati il nostro sistema sociale imploderà entro pochi anni, con conseguenze catastrofiche per il futuro e la sopravvivenza stessa dell’Italia. Per invertire il trend sono necessari massicci investimenti sulla famiglia e sulla natalità. Mettere al mondo un figlio deve essere conveniente dal punto di vista fiscale economico e sociale. Ecco perché la Lega propone una serie di politiche familiari finalizzate a sostenere le giovani coppie e i genitori nel loro compito di mantenere, istruire ed educare la prole. Si va dal contributo a fondo perduto fino alla flat tax con no tax area per le spese di mantenimento, dall’esenzione IRPEF per le mamme al pensionamento anticipato di due anni per ogni figlio avuto, e molto altro, tra cui la riforma dell’ISEE e gli aggiustamenti necessari per rendere equo l’assegno unico. Dobbiamo lavorare anche sul piano culturale, ricordando a tutti che un figlio è un bene per tutti e non solo per i suoi familiari. Dobbiamo anche garantire il diritto dei minori alla bigenitorialità, che significa crescere con mamma e papà specialmente nelle famiglie separate e divorziate. Sulla questione aborto sono personalmente contrario alla legge 194/78 che ritengo iniqua e moralmente ingiusta. Non credo ci siano oggi le condizioni politiche per modificarla ma penso che tra qualche anno guarderemo con orrore a leggi simili. Nel frattempo penso sia opportuno cominciare almeno ad applicarla nella parte in cui prevede aiuti e sostegni per le mamme con gravidanze difficili o indesiderate, affinchè nessuna donna sia più costretta a decidere di abortire per ragioni economiche, lavorative, sociali o familiari».
L’altro fronte della tutela della Vita è quello legato all’eutanasia. Quali sono, secondo Lei, le priorità in tema di cura e rispetto della dignità umana, applicazione delle leggi palliative (legge 38/2010) e obiezione di coscienza per i medici e il personale medico?
«Da relatore sul DDL Bazoli, poi fortunatamente decaduto per la fine della legislatura, ho svolto diverse audizioni e approfondito molti aspetti della delicata questione. Mi sono via via convinto che sia necessari finanziare le cure palliative e sostenere anziani e malati anche nei momenti più difficili. L’alternativa non deve essere tra l’eutanasia e la morte nella sofferenza, ma si deve garantire a tutti, in ogni regione del nostro Paese, un accompagnamento dignitoso e adeguato fino all’ultimo momento, coinvolgendo gli esperti in cure palliative per tener lontana ogni forma di dolore e di sofferenza. Oggi grazie ai progressi della medicina si può fare, anche se costa. Investiamo per i nostri malati e i nostri anziani. Se lo sono guadagnato…»
Cosa dovrebbero fare il nuovo Parlamento e Governo in tema di politiche familiari per favorire la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio e, di pari passo, contrastare tutte quelle istanze contrarie al concetto stesso di famiglia come l’adozione per coppie dello stesso sesso o l’utero in affitto?
«Come dicevo prima, la famiglia va sostenuta fin dal suo formarsi, investendo sulle giovani coppie e continuando a sostenere il nucleo nei vari passaggi, dalla nascita dei figli fino alla terza età. Va nettamente distinto ciò che è famiglia da quelle pur legittime formazioni sociali che però non sono famiglia e che non possono ad essa esser paragonate. Altrimenti arriveremmo al paradosso che tutto sia famiglia, e dunque che nulla più sia famiglia. In questo senso voglio essere molto chiaro. I bambini hanno il diritto a crescere con la mamma e il papà e non possono essere comprati a catalogo nelle banche del seme o peggio negli hub internazionali della maternità surrogata. L’utero in affitto lede gravemente la dignità umana e in particolare quella della donna, e dovrebbe a mio avviso diventare un reato universale, punito anche se commesso all’estero».
Uno dei diritti inviolabili delle famiglie è quello alla libertà educativa. Di cosa c’è bisogno, secondo Lei, per contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione ideologica della scuola, in particolare per quanto riguardo la “propaganda gender”? Pensa l’Italia riuscirà ad avere un Ministro dell’Istruzione che si batta contro il gender e la “carriera alias”?
«Trovo gravissimi e incomprensibili casi come quello di Robert Hoogland, padre canadese arrestato perché rifiutava di chiamare sua figlia con un pronome maschile, o quello del prof. Enoch Burke, arrestato in Eire per aver rifiutato di usare il pronome neutro “they” verso un alunno transgender. Anche in Italia ci sono pericolose fughe in avanti, come le carriere alias, i bagni “genderfree” e peggio di tutto i minori cui vengono somministrati triptorelina e ormoni per bloccare al pubertà. Come vicepresidente della commissione infanzia mi sono battuto contro queste assurde derive ideologiche, pagate sulla loro pelle da bambini e bambine innocenti. Gli adulti facciano come gli pare, ma teniamo le baggianate gender lontano dai nostri figli. Serve chiarezza sull’obbligo consenso informato preventivo dei genitori su tematiche tanto delicate. Rivendico umilmente ma con fermezza parte del merito di aver fermato il pericoloso DDL Zan, che avrebbe di fatto imposto l’ideologia gender in tutte le scuole, dall’asilo nido all’università, con pene consistenti per chi avesse osato opporsi. Mi auguro e lavorerò affinchè il prossimo ministro dell’Istruzione garantisca la libertà educativa delle famiglie tenendo il gender lontano dalle scuole».
Si è parlato, prima, di fine vita. Alcune istanze eutanasiche vorrebbero far rientrare in ciò perfino i più anziani, considerati come non più produttivi e utili alla società. Una vera e propria forma di “cultura dello scarto”. Come vanno, invece, tutelati e accompagnati i nostri anziani?
«I nonni e più in generale le persone anziane sono un prezioso patrimonio di ricordi, saggezza, tradizioni, valori. Troppo spesso si dimentica l’immenso lavoro di cura, di accudimento e la generosità con cui si adoperano in favore dei loro familiari e particolarmente di figli e nipoti. Credo sia molto importante costruire occasioni di valorizzazione dei nonni anche mediante incentivi economici e sconti fiscali che vadano a premiare le risorse investite in loro favore».
Infine, tra i drammi che mettono a repentaglio il sano sviluppo dei nostri giovani, ci sono le dipendenze. Dall’uso di sostanze stupefacenti fino all’ipersessualizzazione dei minori in Rete. Quali sono le politiche da adottare per arginare queste dipendenze comportamentali?
«Trovo assurdo che alcune forze politiche lavorino per la liberalizzazione delle droghe nel nostro paese. La droga fa schifo, fa malissimo e porta solo danni sia per la salute della persona che per il tessuto sociale. Lo stesso vale per l’invasione di messaggi pornografici e violenti indirizzati particolarmente a bambini e adolescenti. Durante la scorsa legislatura ho ottenuto l’approvazione di una norma che impone l’uso di sistemi di parental control per i minori che si affacciano al web e ai social. I genitori devono poter vigilare e intervenire qualora i loro figli vengano raggiunti da messaggi e contenuti inappropriati. I decreti attuativi sono in corso di approvazione, ma non basta. Dobbiamo costruire una campagna contro tutte le forme di dipendenza dei nostri ragazzi, perché possano crescere liberi e forti, come meritano, alfabetizzando le famiglie e mettendo in guardia i genitori dai molti rischi cui i figli sono esposti. Ci lavoreremo».