Ripristinare alcune misure del passato recente, per guardare con più fiducia al futuro immediato. Sembra essere questa la cifra distintiva dei programmi di molti candidati del centrodestra alle elezioni amministrative del prossimo 3-4 ottobre. Tra questi Lavinia Mennuni (Fratelli d’Italia), che corre per la rielezione al Consiglio Comunale di Roma. Firmataria del Manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia e dell'Associazione Family Day, Mennuni auspica il ritorno al quoziente familiare, introdotto negli anni della Giunta Alemanno, e di altre misure, peraltro previste nel programma del candidato sindaco del centrodestra Enrico Michetti.
Onorevole Mennuni, lei è tra i candidati che hanno firmato il manifesto di Pro Vita & Famiglia. In quali punti si riconosce di più?
«Condivido assolutamente ogni punto del manifesto. Ho avuto la fortuna di osservare da vicino la realtà di Pro Vita & Famiglia, il coraggio e la serietà con cui esprime la verità. Una coerenza che li ha messi spesso in contrasto con l’amministrazione capitolina, come avvenne, ad esempio, con i manifesti di cui la giunta Raggi vietò l’affissione. Appena ho ricevuto il manifesto, l’ho letto, l’ho approfondito e soprattutto ho avuto il piacere di constatare che molti dei principi enunciati nello stesso sono già compresi nel programma del nostro candidato sindaco, Enrico Michetti. Ho ragione di credere che se il centrodestra riuscirà ad andare al governo, potremmo voltare pagina in termine di sostegno alla natalità e alla famiglia».
A questo proposito, avete in programma misure per il rilancio demografico?
«In questi giorni di campagna elettorale sto incontrando famiglie numerose, con anche 8-10 figli. Purtroppo, manca uno spirito d’accoglienza nei confronti delle famiglie, anzi, spesso queste ultime vengono percepite come un problema o un ostacolo. Io, al contrario, credo che le famiglie numerose vadano assolutamente sostenute, in particolare se portano con sé situazioni di fragilità e sono bisognose di sostegni da parte dello stato. Le politiche a sostegno della natalità, della famiglia e delle nuove generazioni, dovrebbero essere la priorità di qualsiasi agenda istituzionale, a partire dal governo nazionale, per arrivare ad ogni singolo municipio. In questo senso, vorrei che la famiglia diventi uno dei pilastri dei servizi erogati da Roma Capitale. Purtroppo, molte coppie decidono di mettere al mondo figli in tarda età, principalmente a causa della crisi economica ed occupazionale ma anche perché manca un supporto dello stato e degli enti locali. In questo ambito, la Francia è avanti a noi anni luce, avendo investito una quota imponente del PIL nazionale in politiche a sostegno della natalità: in questo modo, i francesi sono riusciti a invertire la tendenza, portando il tasso di natalità a più di due figli per donna, mentre noi, al contrario, stiamo vivendo l’esatto opposto, non esistendo politiche a favore delle madri lavoratrici. Una nazione che non fa figli è destinata al declino non solo morale ma anche economico: chi pagherà le pensioni ai nostri figli e chi ci assicurerà che un domani potranno lavorare per l’Italia e per tutti noi? A tale scopo, è chiaro che anche per l’iscrizione all’asilo nido e alle materne, si possono adottare criteri di punteggio che vadano a favorire il nucleo familiare più numeroso».
Attraverso quali altre misure concrete sarà possibile riportare la famiglia al centro delle politiche comunali?
«Nel concreto, rispolvererei subito il quoziente familiare che fu fortemente voluto dalla giunta Alemanno (2008-2013) e che invece fu abolito dalla giunta Marino (2013-2015). Ai tempi di Alemanno, io ero delegata del sindaco per le pari opportunità e i rapporti con il mondo cattolico ed era anche attivo l’assessorato alla Famiglia. Oggi, al contrario, non c’è più neanche un centesimo di risorse da dedicare alle famiglie romane. Abbiamo bisogno innanzitutto di applicare politiche di fiscalità per quanto attiene i piani tariffari del Comune di Roma, considerando il nucleo familiare in quanto tale. Si andrebbe quindi in favore di famiglie che, essendo numerose, sostengono costi maggiori. Andrebbero poi istituiti centri di aiuto alla vita, sportelli per le donne che non vogliono abortire ma hanno problemi seri e oggettivi, per cui ritengono voler partorire in anonimato, o per tutti quei casi in cui si riscontri un particolare svantaggio sociale e che necessitino del sostegno dell’amministrazione comunale. Sostegni di natura economica alle famiglie svantaggiate funzionerebbero più del reddito di cittadinanza, perché, nel caso di una famiglia in cui una mamma e un papà che hanno un bambino da crescere, credo sia assolutamente fondamentale un sostegno per i nuclei, per evitare che si possa scivolare in situazioni di precariato sociale. Infine, sul piano culturale, sarebbe bello istituire la Giornata della Vita Nascente, rilanciare il titolo di Roma Capitale della Vita o riprendere l’iniziativa che coordinavo quand’ero delegato per le pari opportunità, quando invitavamo le famiglie numerose per una giornata speciale al Bioparco e il sindaco le insigniva di premi di natura economica, mettendo in rete tutte le istituzioni dell’amministrazione capitolina. L’ATAC distribuiva loro tessere gratuite, il Centro Agroalimentare portava casse di frutta e verdura. Per questo evento abbiamo avuto sponsorizzazioni di enti esterni, come Latte Sano e tanti altri. Era un’iniziativa di carattere per lo più culturale ma aveva anche una sua concretezza, perché le famiglie che andavamo a premiare tornavano a casa felicissime, con dotazioni di ogni genere e la sensazione concreta di un’amministrazione amica».