Si candida per la seconda volta al Consiglio Comunale di Roma e appoggia in toto il manifesto di Pro Vita & Famiglia e dell’associazione Family Day rivolto proprio a molti candidati di queste amministrative, che si impegnano così a portare avanti politiche in favore della vita e degli ideali pro family. Alle elezioni comunali del prossimo 3-4 ottobre, Maurizio Politi, 37 anni, corre per la Lega in appoggio al candidato sindaco di centrodestra Enrico Michetti. Come da lui stesso confidato a Pro Vita & Famiglia, il suo sogno è una Roma proclamata “Città per la Vita”, nuovo faro della cultura pro-life in Italia e nel mondo.
Politi, cos’è che l’ha motivata di più a firmare il manifesto di Pro Vita & Famiglia?
«Quello che ha sempre mosso il mio impegno politico, in particolare in questi ultimi cinque anni di mandato consiliare che ci lasciamo alle spalle, è la difesa della vita e della libertà di scelta educativa. Vorrei che Roma diventasse “Capitale della vita”: avevamo già presentato con altri colleghi del centrodestra una mozione a questo scopo ma è stata respinto dalla maggioranza capitolina uscente. Per la prima volta dopo anni, poi, Roma ha negato alle famiglie il diritto di scegliere l’istruzione che ritengono più idonea per i propri figli. Con il candidato sindaco Enrico Michetti, abbiamo stilato un programma dettagliato, di cui mi sono occupato personalmente e che avevo anticipato nel mio libro Amore e coraggio peer Roma. Dagli errori a una nuova idea di città (Giubilei Regnani, 2020). L’obiettivo è rendere Roma capofila in termini di libertà di scelta educativa nella convinzione che sia questa la vera battaglia di domani. Gli uomini e le donne di domani si formano a scuola; quindi, se le scuole non sono libere, non saranno liberi nemmeno gli uomini e le donne che lì si formano. Il manifesto l’ho sottoscritto convintamente, come feci già cinque anni fa. Su questi temi, c’eravamo ieri, ci siamo oggi e ci saremo anche domani, convinti che siano i temi su cui si costruisce il futuro».
Quale punto condivide in modo particolare del Manifesto e si impegnerà a portarlo avanti in maniera prioritaria, se rieletto in Consiglio Comunale?
«Direi soprattutto il punto 8 sulla libertà di scelta educativa: lo ritengo un caposaldo. Fare politica significa anche dare una direzione alla società. Questo non può prescindere dal sancire due principi: il diritto di istruzione dei propri figli spetta ai genitori; un uomo libero si forma solo se è in grado di scegliere l’istruzione più confacente ai propri figli. Formiamo uomini e donne liberi, solo se a monte siamo in grado costruire una scuola libera. È un punto che mi preme veramente tanto».
Cosa si impegnerà a cambiare di più rispetto a quanto fatto dall’amministrazione uscente?
«Innanzitutto, mi impegnerei a inserire nello statuto di Roma Capitale, il titolo di “Città per la vita”, perché Roma diventi capofila in ambito pro-life tra gli enti locali ma anche in considerazione del ruolo internazionale che la Storia riconosce alla Capitale. Auspico il ritorno a una libertà di scelta educativa in un sistema 0-6, negato in questi cinque anni. E poi sostegni a tutte le famiglie in difficoltà come anche alle donne che decidono di abortire spesso per motivi economici. Non possiamo voltarci dall’altra parte, lo Stato in questo deve fare la sua parte perché nessuna donna debba provare più questo dolore».
Ci sono impegni portati avanti nella consiliatura uscente che rivendica con particolare orgoglio?
«Penso alla grande battaglia che abbiamo fatto accanto a tutti i nidi in convenzione e a tutte le scuole paritarie, affinché fosse dato il giusto riconoscimento all’interno del Comune di Roma. Parliamo chiaramente di battaglie che, anche a livello nazionale, ci hanno visto opposti sia alla sinistra che al M5S. Se a qualcuno può sembrare che oggi abbiamo perso queste sfide, la verità è che abbiamo posto le basi per migliaia di persone e, in particolare, per migliaia di donne e uomini che hanno dedicato la loro vita e il loro lavoro all’istruzione: tutto questo lavoro non resterà vano. Siamo fiduciosi che, nel giro di qualche anno, in Italia sarà realmente riconosciuta la libertà di scelta».
Per concludere, nel suo piccolo, cosa può fare un Comune per il rilancio demografico, in una città come Roma che soffre una forte crisi della natalità?
«In questo ambito i comuni dispongono di risorse limitate rispetto al livello statale. Quello che possono fare è impegnarsi in una rete di sostegno anche sociale per tutte quelle coppie che si rassegnano a non avere figli, semplicemente per ragioni di carattere economico. Dai nidi, al doposcuola, ai sostegni proprio per giovani coppie che decidono di sposarsi e mettere su famiglia, i servizi scarseggiano. In questo ambito, Roma Capitale può davvero dare un contributo, che probabilmente non sarà risolutivo ma è pur sempre una goccia nel mare che poniamo come capitale d’Italia».