La presenza della Lega nel governo Draghi ha contribuito alla realizzazione di politiche a favore della libertà educativa e al ritorno alla didattica in presenza, nonostante la contrapposizione ideologica con gli alleati di sinistra. A rivendicarlo è il sottosegretario uscente all’Istruzione, Rossano Sasso, che alle elezioni del 25 settembre, si ricandida alla Camera nelle liste della Lega, presso il collegio uninominale Puglia 6. Come spiegato dallo stesso Sasso a Pro Vita & Famiglia, le battaglie da portare avanti per la vita e la famiglia nella prossima legislatura sono ancora tante e vanno dal rilancio demografico al contrasto alla “carriera alias” nelle scuole.
Onorevole Sasso, Lei si ripresenta candidato alle politiche in qualità di sottosegretario uscente all’Istruzione: in questa veste quali sono i principali risultati che rivendica?
«La convivenza all’interno di un Governo di unità nazionale non è stata facile: su molti temi ci siamo dovuti scontrare con forze politiche che la pensavano in modo diametralmente opposto. Penso ad esempio alla stabilizzazione degli insegnanti precari, contro cui PD e Movimento 5 Stelle hanno eretto un vero e proprio muro ideologico: impossibile fare di più senza numeri adeguati in Parlamento. La spinta della Lega, però, è stata fondamentale per bloccare la chiusura delle scuole e il ricorso alla didattica a distanza anche quando era passata la fase più acuta dell’emergenza pandemica: fosse stato per la sinistra, la deprivazione culturale e sociale dei nostri ragazzi non avrebbe avuto fine. Abbiamo portato a casa l’introduzione del docente specializzato per l’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria, l’abolizione del divieto di doppia iscrizione universitaria e siamo stati decisivi nel contrasto al dilagare della propaganda gender fin dalla tenera età. E, cosa a cui tengo molto, siamo riusciti a far sì che gli studenti con disabilità potessero seguire sempre le lezioni in presenza insieme ad alcuni compagni, senza lasciarli isolati davanti a uno schermo».
Un risvolto particolare dell’ideologia gender a livello educativo è la “carriera alias” adottata in molte scuole e università della penisola: come vi siete attivati per rimuovere questo abuso e come procederete nella nuova legislatura?
«Bisogna partire dal presupposto che il riconoscimento del cambio di identità di una persona può farlo solamente un giudice, non certo un dirigente scolastico. Gli atti ufficiali degli istituti devono attenersi scrupolosamente alla legge, evitando di strizzare l’occhio ai fondamentalisti del pensiero gender. Un approccio troppo superficiale, tra l’altro, rischia di incoraggiare semplici capricci adolescenziali e di mortificare chi realmente ha intrapreso un determinato percorso tra mille difficoltà».
Altra piaga del nostro tempo, spacciata per conquista di civiltà: l’utero in affitto. Come lo contrasterete?
«Il concepimento di una vita deve avere come presupposto un atto d’amore tra una donna e un uomo, non certo la stipula di un contratto. C’è sicuramente bisogno di una regolamentazione più stringente perché le donne e i bambini non possono essere trattati come degli oggetti da noleggiare o acquistare. Penso, comunque, che il nuovo Governo dovrà impegnarsi soprattutto in politiche attive a favore della natalità, il cui costante calo rischia di minare le basi della nostra società. Dobbiamo assolutamente invertire una tendenza molto preoccupante».
Parliamo di tutela della vita, dal concepimento alla morte naturale. Aborto, eutanasia, suicidio assistito: nella prossima legislatura, quale sarà la posizione concreta della Lega su tutti questi temi?
«L’equilibrio tra intervento dello Stato e tutela delle libertà individuali è uno dei grandi temi del pensiero politico, filosofico e sociale, fin dall’antica Grecia: impossibile liquidarlo in poche battute. Siamo certamente per la tutela della vita e per far sì che lo Stato riesca ad assistere e a supportare al meglio i cittadini, in modo che nessuno sia costretto a compiere scelte che non vorrebbe fare, magari per problemi economici o perché si sente abbandonato. Una donna in difficoltà deve sapere di poter contare sul sostegno dello Stato non solo per portare a termine la gravidanza, ma anche dopo che il bambino sarà nato».
I temi educativi e giovanili si collegano ai pericoli che minacciano i minori oggi, droga e pornografia online in primis. Quali soluzioni proponete?
«Bisogna rafforzare in tutto il Paese le reti di supporto, che in alcuni territori sono precarie o addirittura assenti: la sinergia tra scuola, famiglia e assistenza sociale è fondamentale per contenere il disagio e prevenire lo scivolamento verso derive autolesionistiche. Va inoltre arginata la piaga della tossicità digitale: i nostri figli sono troppo spesso iperconnessi e in rete non ci sono solo cose belle, ma si annidano anche tanti pericoli».