Sostenere politiche familiari e a favore dei disabili a Sesto San Giovanni non è stato affatto facile. Il Comune lombardo – un tempo noto come la «Stalingrado d’Italia», dal 2017 – dopo settant’anni di Partito Comunista e poi di amministrazioni di centrosinistra, è oggi governato da una maggioranza di centrodestra. Il sindaco Roberto Di Stefano si ricandida per un secondo mandato, così come l’assessore alla Sicurezza, al Patrimonio e alle Politiche Abitative, Claudio D’Amico, che alle elezioni del prossimo 12 giugno, sarà capolista della Lega, a sostegno del primo cittadino uscente. In dialogo con Pro Vita & Famiglia l'assessore ha spiegato il suo programma per proseguire ed investire sempre più risorse in particolare per le famiglie e il rilancio demografico.
Assessore D’Amico, nel suo programma sono previste misure di sostegno sociale ed economico alla maternità, per promuovere il diritto alla vita sin dal concepimento e per sostenere sul piano fiscale le famiglie, in particolare quelle più numerose?
«Certamente, molte coppie hanno paura di far figli, principalmente per ragioni economiche. Già in questa consiliatura, abbiamo cominciato a favorire le famiglie più numerose, prevedendo tariffe più vantaggiose per l’accesso a determinati servizi. L’idea è quella di favorire, in base al numero di figli, una proporzionale diminuzione dei costi. Credo debba partire uno stimolo sempre più forte nei confronti del governo nazionale, per lanciare politiche più coraggiose nei confronti della famiglia. Personalmente, più che il reddito di cittadinanza, io darei un “reddito di maternità” o un “reddito di famiglia”: se distribuissimo una certa somma per ogni figlio, molti giovani sarebbero incentivati a mettere su famiglia. Dobbiamo essere disponibili non solo con le famiglie povere ma anche con chi, pur non trovandosi nella fascia di povertà, avrebbe grossi problemi a mantenere un’eventuale famiglia. La famiglia dev’essere una risorsa, non un peso. Molti politici, però, probabilmente proprio perché non hanno figli, non se ne rendono conto».
Vi state attivando per monitorare, nelle scuole di competenza comunale come le materne, la diffusione corsi e attività sull’educazione sessuale o affettiva improntati all’ideologia gender, per difendere il diritto di priorità educativa dei genitori?
«Questo è un altro tema che sostengo pienamente: il bambino deve crescere in una famiglia naturale e in un ambiente sano. Non si può pensare di stravolgere la natura e negare che i figli nascano da una mamma e da un papà. Fatto salvo che una persona maggiorenne può scegliere di fare quello che vuole nella sua vita, i minori devono essere tenuti lontani dalle teorie gender che stanno dilagando e che sono sempre più spinte da un certo mondo liberal che pretende di inculcare nei ragazzini l’idea che loro non sono maschi, né femmine ma possono esserlo a seconda di come si svegliano ogni mattina. Queste sono cose intollerabili e credo che sia fondamentale un monitoraggio di eventuali derive da parte degli insegnanti. Fermo restando che, a riguardo, abbiamo una competenza limitata e che i programmi didattici sono determinati dal governo nazionale, in quanto Comune, noi siamo tenuti a controllare che l’educazione scolastica si svolga nella legalità: devo dire che, a differenza di quanto è avvenuto in molti Comuni d’Italia, in nessuna scuola di Sesto San Giovanni abbiamo mai avuto problemi di questo tipo negli ultimi cinque anni».
Quali politiche avete in mente per le fasce più fragili della popolazione ovvero anziani, disabili e malati?
«Nonostante il regime di pre-dissesto, l’amministrazione uscente di Sesto San Giovanni ha portato avanti un progetto di abbattimento delle barriere architettoniche. Nei criteri per l’assegnazione delle case popolari, abbiamo dato la priorità alle famiglie numerose e ai genitori separati in difficoltà. Riguardo alla disabilità, abbiamo iniziato ad applicare una disposizione che non veniva attuata da anni, ovvero quella del “cambio alloggio”: chi vive in case popolari può affrontare cambiamenti anche notevoli nel corso della vita, come le coppie che prima non avevano figli e ora si ritrovano un appartamento affollato. Ci sono anche persone che, col passare degli anni, incorrono in una disabilità e magari vivono da sole al quindicesimo piano. Abbiamo ripreso il bando sui cambi alloggi per risolvere queste situazioni, sia per la deambulazione, sia per adeguare la struttura abitativa all’effettivo numero degli inquilini. Non è certo facile perché paghiamo ancora anni e anni di politiche senza una logica. Questo è un altro dei temi che abbiamo portato avanti e che ci ripromettiamo di concludere in questo mandato. Dando il voto a Claudio D’Amico, si dà la preferenza a un convinto sostenitore della famiglia naturale, aperto alle politiche della vita. Il futuro del nostro Paese sono i nostri figli e se noi non sosteniamo chi fa figli, siamo un paese morto».