Essere un candidato pro life, portare in campagna elettorale il dibattito sull’aborto o sul gender, è tanto infrequente quanto rischioso. Così è capitato ad Elisabetta Bianchi, candidata sindaco del centrodestra a Sulmona. 52 anni, avvocato, consigliere uscente di Fratelli d’Italia, Bianchi ha firmato il Manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia e dell'Associazione Family Day sui principi non negoziabili, sui quali più volte si è esposta, ricevendo aspre critiche sui social, come da lei confermato nell’intervista rilasciataci.
Avvocato Bianchi, cos’è che dà più fastidio delle sue posizioni?
«Mi hanno detto che sono contro l’aborto. Posto che non è mio obiettivo abolire la legge 194, non credo però che si debba ricorrervi con grande facilità. Qualcuno mi ha detto: “Non voterei mai qualcuno che sostiene Pro Vita & Famiglia, lo facciano altri…”. E io: “Perché non sei per la vita? Io lo sono. Preferisco prevenire che curare».
Prevenire in che modo?
«Anni fa, in occasione di un mio ricovero, mi ritrovai come compagna di stanza in ospedale una sedicenne che si preparava all’aborto. Non trovo parole per descrivere la tragedia a cui ho assistito. Per questo credo che l’aborto, per quanto legale possa essere, vada evitato. Serve quindi una rete di prevenzione sociale. Scontiamo l’atteggiamento culturale per cui l’aborto è visto come una contraccezione. Invece bisognerebbe formare gli adolescenti a una responsabilità nei confronti di se stessi, del loro corpo e della loro vita in un contesto sociale sempre più consapevole delle proprie possibilità, nella pienezza dei diritti che debbono essere assicurati a tutti: tra questi il diritto alla maternità e il diritto a nascere».
Come nasce la sua candidatura a sindaco di Sulmona?
«La mia candidatura nasce a coronamento di un percorso politico che dura da anni, per dar voce all’idea che il declino della nostra città non sia inevitabile. Per affermare questo principio, nel programma della nostra lista elettorale, abbiamo inteso proporre, come fulcro centrale, l’essere umano al centro del sistema. Bisogna guardare alle grandi trasformazioni indotte dalla crisi pandemica e dagli slanci incoraggiati dal PNRR e, in generale dai finanziamenti europei, uno sviluppo della città, decisivo nell’ottica dell’essere e del benessere umano nel suo territorio. Intendiamo, quindi, in quest’ottica, lavorare affinché tutta la programmazione dell’amministrazione possa valorizzare ed esaltare le caratteristiche, le ambizioni, le potenzialità delle persone che ci vivono».
Lei ha firmato il manifesto di Pro Vita & Famiglia sui principi non negoziabili. Che impegno comporta questo per la sua campagna elettorale?
«In questo aspetto si incardinano perfettamente i protocolli che abbiamo firmato con le associazioni Pro Vita & Famiglia e Famiglia, Vita & Valori, rappresentate in Abruzzo da Carola Profeta. Talvolta il nostro messaggio è riportato in maniera poco corretta dalla stampa, perché l’affermazione di diritti costituzionali (vita, benessere, prevenzione) rispetto a fenomeni di violenza, di eccessivo ricorso all’aborto come unica soluzione possibile, sono stati visti come… negazione di diritti costituzionali. Noi contestiamo questa ricostruzione, consapevoli che, innanzitutto, lottare per la vita sia un valore aggiunto per una comunità che ambisce alla crescita non solo numerica, quindi di popolazione e di insediamento di famiglie, ma anche sotto il profilo culturale, per poter trovare in una città sempre viva la possibilità di dire: in questo posto è bello far nascere i nostri figli, farli crescere e diventare cittadini d’Europa con le nostre tradizioni, con il nostro patrimonio culturale che a Sulmona è particolarmente ricco. Sulmona è la città di Ovidio, di Giuseppe Capograssi e di tanti altri personaggi che, nel tempo, ne hanno costruito l’identità. In questo contesto culturale, si definisce la mia azione politica, che è da tempo improntata alla sopravvivenza dei punti nascita contro le speculazioni numeriche del decreto Lorenzin».
Ha preso impegni particolari per la tutela delle madri o delle famiglie in difficoltà?
«In quest’ottica abbiamo firmato il protocollo d’intesa con Pro Vita & Famiglia e Famiglia, Vita & Valori, affinché la nostra azione amministrativa sia improntata innanzitutto alla salvaguardia degli sportelli dedicati all’informazione, alla tutela della mamma e del bambino, all’orientamento delle persone in difficoltà, con particolare attenzione ai servizi sociali che dovrebbero avere una visione olistica dell’ambito familiare. Appena andremo al governo della città, riprenderanno le interlocuzioni mai terminate con le associazioni per concretizzare specifici punti e per valorizzare la nostra azione politica comune».
Come affronterà la questione della libertà educativa?
«Siamo convinti che la natura vada rispettata e che la scuola non debba interferire con l’identità di genere delle persone. Crediamo che la famiglia sia fatta da un uomo è da una donna. Ogni individuo deve essere libero di scoprire se stesso, non pensiamo che lo Stato o un privato cui è demandata l’altissima funzione della formazione scolastica possano intromettersi nel percorso di identità sessuale. I bambini, specie in età precoce, devono essere lasciati alle loro famiglie in termini di identificazione maschio-femmina, quindi per ciò che sono. Non deve essere certo la scuola a divulgare un sistema, quello del gender, che dovrebbe rimanere fuori dal percorso scolastico».