In teoria son delle semplici elezioni suppletive, ma in pratica sono un duello politico di grande rilevanza; quasi – per dirla calcisticamente - un derby antropologico. Sì, perché le elezioni che si terranno il 22 e 23 ottobre nel collegio uninominale Lombardia 06 per eleggere un senatore nel seggio reso vacante dalla morte di Silvio Berlusconi, vedono come due principali contendenti due figure lontane, se non lontanissime, e paradigmatiche. Se infatti da un lato i candidati per questa tornata elettorale – che interessa il territorio dell’intera provincia di Monza e della Brianza, ovvero 55 Comuni -, sono 8, dall’altro il vero braccio di ferro sarà tra due aspiranti senatori, ovvero: Adriano Galliani, ex senatore di Forza Italia e collaboratore storico di Berlusconi che correrà per il centrodestra, e Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ex europarlamentare e attivista per i diritti civili che avrà l’appoggio del centrosinistra.
Ora, al di là dell’esito elettorale che pare probabile (il collegio è storica roccaforte dei moderati di centrodestra), l’importanza di queste elezioni, come si accennava, deriva dal fatto che in campo ci sono due candidati che più diversi proprio non si può. Adriano Galliani, infatti, è uno che ha sottoscritto il Manifesto Valoriale di Pro Vita & Famiglia e del Family Day per un suo impegno politico in difesa della Vita, della Famiglia e della Libertà Educativa (gesto apprezzabile due volte, se si pensa a quanto la sua corsa pare in discesa e quanto sia politicamente scorretto schierarsi per certi valori), mentre Marco Cappato è l’emblema dell’antropologia libertaria e nichilista: ha accompagnato più volte (anche nello scorso novembre) aspiranti suicidi in Svizzera, ha fatto capire di essere per la cocaina legale, naturalmente è pro aborto e contraccezione gratuita, si è battuto affinché i dipendenti transgender possano vedersi riconosciuto il nuovo nome anche se ancora “in transizione”.
Non c’è insomma forse nessuno più lontano dai valori non negoziabili di Cappato. Invece, come si diceva, Galliani (in compagnia di un altro candidato, va detto, Andrea Brenna) ha sottoscritto il manifesto di Pro Vita & Famiglia e del Family Day e si candida a succedere in Senato a quel Silvio Berlusconi che, lo si ricorderà, fu colui che politicamente tentò di fare il possibile per salvare la vita di Eluana Englaro. Una battaglia con l’allora ministro Maurizio Sacconi, il primo a emanare in quei giorni convulsi un provvedimento sul dovere di alimentazione e idratazione delle persone disabili, ha ancora bene impressa nella sua mente.
«Silvio Berlusconi viveva nei principi della tradizione», ricorda infatti Sacconi, «andai da lui con Eugenia Roccella per proporgli un decreto legge utile a salvare la vita di Eluana Englaro. Non chiese tempo. Non volle vedere sondaggi che peraltro sapeva ostili per la pietà che il caso suscitava. Ci disse immediatamente di sì e confermò questa volontà anche di fronte al veto improprio di Giorgio Napolitano. Chiese ed ebbe l’unanimità dei ministri, anche il consenso di Zaia». Quest’ultimo, come sappiamo, oggi è invece su salde posizioni pro eutanasia; il centrodestra però resta contrario alla morte di Stato; e soprattutto inevitabilmente è contrario Galliani, il quale, oltre ad essere sottoscrittore del Manifesto già richiamato, è anche qualcuno che non ha fatto mistero della sua devozione cattolica, in particolare alla Madonna.
Tutto questo per dire che davvero, chi può farlo, il 22 e 23 ottobre nel collegio uninominale Lombardia 06 è bene che si rechi al seggio votando per fermare la deriva eutanasica.
Sembrano infatti elezioni minori, queste, ma come si è sottolineato sono ben altro. Guai a sottovalutarle.