I valori della vita e della famiglia, veicolati essenzialmente dal centrodestra, hanno i loro peggiori nemici nell’intolleranza politica e nel pensiero unico. Ciò vale, a maggior ragione, in una regione come la Toscana, dove da settant’anni le principali amministrazioni comunali e la giunta regionale sono di sinistra. Così emerge in quanto riferito a Pro Vita & Famiglia da Benedetta Cicala, candidata di Fratelli d’Italia al Consiglio Regionale, alle elezioni del prossimo 20-21 settembre. 28 anni, psicologa, la dottoressa Cicala, con 238 voti, è stata eletta consigliere comunale a Santa Croce sull’Arno (Pisa) il 26 maggio 2019. È inoltre membro del Dipartimento Equità Sociale e Disabilità di Fratelli d’Italia a livello regionale. Proprio il tema della disabilità è uno dei punti centrali del suo attuale programma elettorale.
Dottoressa Cicala, quali sono stati i suoi principali ambiti d’impegno in questo primo anno da consigliere comunale a Santa Croce sull’Arno?
«Una battaglia importante per il nostro gruppo consiliare d’opposizione è stata l’istituzione della figura del garante per le persone con disabilità a livello comunale. La nostra mozione è stata proposta, prendendo a modello quanto era già stato approvato in alcuni comuni toscani amministrati dal centrodestra come Pisa. Orgogliosamente dico che è stata approvata anche da noi, a dimostrazione che, anche dai banchi dell’opposizione, è possibile far passare proposte importanti. Lo scorso inverno, poi, in concomitanza con la sentenza della Corte di Cassazione che si esprimeva a favore della coltivazione in casa della cannabis, ho presentato una mozione per incrementare il contrasto alle dipendenze. L’ho fatto perché, a livello nazionale non si investe più in questo senso e gli stessi centri che si occupano di dipendenze lamentano questa scarsa attenzione da parte della politica. Questa mia mozione è stata bocciata e me n’è molto dispiaciuto, comunque è la dimostrazione di quale sia la visione del mondo della sinistra».
Se sarà eletta al consiglio regionale, quali provvedimenti vorrebbe far approvare?
«Propongo l’istituzione di un assessorato regionale alla disabilità. Servirebbe una delega specifica, perché i bisogni delle persone con disabilità sono svariati, includono il lavoro, la scuola, il welfare, la sanità. È quindi necessario che ci sia un’unica figura in grado di accogliere questi bisogni per poi fare proposte concrete e andare a interfacciarsi con i vari assessorati o istituti di competenza. In questa campagna elettorale sto ribadendo l’importanza di una politica a sostegno della famiglia, in quanto essa rappresenta il pilastro delle nostre comunità e la base dello sviluppo sociale, culturale ed economico. In più, c’è un calo demografico di cui la politica necessariamente deve tener conto e che nessuno ormai ignora, a prescindere dal proprio orientamento partitico. Bisogna, quindi, sostenere la natalità, sostenere materialmente e moralmente quei padri e quelle madri che decidono di mettere al mondo un figlio. Con la precarietà del lavoro che stiamo vivendo, la maternità e la paternità risultano talvolta essere delle scelte molto coraggiose e difficili».
Se, dopo mezzo secolo, in Toscana dovesse insediarsi una giunta regionale di centrodestra, cosa andrebbe cancellato delle amministrazioni precedenti?
«Sicuramente andrebbe contrastata l’ideologia gender che ha avuto campo libero negli ultimi anni. Proprio ieri parlavo con uno studente delle superiori che mi raccontava di come nella sua scuola si tenda ad invitare persone legate a un certo associazionismo lgbt al fine di inculcare la loro ideologia e di come queste associazioni evitino sempre il contraddittorio. Il messaggio che passa è che c’è un pensiero unico che si vuole a tutti i costi inculcare nelle menti dei ragazzi fin dagli anni scolastici. Nei giorni scorsi mi hanno segnalato che alcuni miei manifesti elettorali regolarmente affissi sono stati strappati e rovinati. Conosco persone che hanno perso il lavoro, perché hanno espresso posizioni politiche alternative alla sinistra. Non credo sia giusto essere costretti a nascondere il proprio pensiero. Qualche giorno fa un noto caseificio della nostra zona è stato oggetto di una campagna di boicottaggio per aver fatto venire Salvini nella loro struttura. Tutto questo deve cambiare, la libertà è un tema di cui bisogna tenere conto».
I valori della vita e della famiglia vengono fatti passare per retrogradi e “medioevali”. Ritiene che, nonostante tutto, gli elettori più giovani possano ancora apprezzarli?
«In realtà i giovani hanno un pensiero critico, tuttavia, nell’ambito di questi temi, potrebbero avere il timore di tirare fuori il loro vero pensiero. Sostenere la vita, la famiglia vuol dire sostenere la nostra cultura, ciò che definisce chi siamo: la politica deve proprio ripartire da una valorizzazione di tutto questo. Mercoledì scorso ho inaugurato il mio comitato elettorale, spiegando perché vi ho inserito i simboli e la cultura del mio territorio: ho voluto il crocifisso ma ho voluto anche Santa Cristiana, patrona di Santa Croce, San Michele Arcangelo, patrono di Staffoli, la mia frazione, e poi le pelli, perché il cuoio è prodotto tipico della nostra terra. Come ho ribadito in quell’occasione, questo è ciò che ci rappresenta e che la politica deve insegnare a difendere. Bisogna rimanere ancorati a ciò che siamo. È quello che la sinistra, in realtà, tende a demolire».