Uno degli ambiti istituzionali in cui Giorgio Leonardi rivolge più attenzione è quello scolastico. Il capogruppo di Forza Italia al consiglio provinciale di Trento corre per un terzo mandato alle elezioni di domenica 22 ottobre, a sostegno del presidente uscente Maurizio Fugatti. Intervistato da Pro Vita & Famiglia riguardo al proprio programma elettorale, Leonardi indica tra le priorità la lotta al disagio giovanile. In ambito strettamente educativo, con approccio liberale, il consigliere uscente suggerisce un approccio realistico e non ideologico, prendendo così le distanze da tutte le derive Lgbt+.
Consigliere Leonardi, che bilancio si può trarre dall’amministrazione provinciale trentina uscente, in tema di famiglia e vita?
«Questa amministrazione provinciale si è trovata a dover affrontare cinque anni emergenziali. Dalla tempesta Vaia ai due anni di pandemia, fino a un contesto di tensioni internazionali che si è riversato anche localmente con aumenti del costo della vita ed energetici e ripercussioni sull’economia. È stata data priorità da parte della Giunta provinciale a mettere in sicurezza l’economia, ovvero uno degli elementi che tengono unità una comunità e quest’ultima è costituita soprattutto dalla coesione sociale data dai singoli ma soprattutto dalle famiglie. Si è lavorato quindi sugli aspetti di salvaguardia economica della famiglia, sono stati rafforzati i servizi alla prima e seconda infanzia, ad esempio con l’estensione estiva delle scuole materne. Con gli investimenti del Pnrr si è iniziato anche a dare risposte alle strutture scolastiche e al disagio giovanile».
Se rieletto, cosa si impegna a fare in questi ambiti?
«Sicuramente il mio impegno sarà ai massimi livelli, per cercare di capire e dare risposte a tutti i problemi del disagio giovanile. Penso che una futura sana società passi per giovani sani, curiosi, motivati che guardano alla vita con ottimismo e voglia di fare. Il disagio giovanile, che si manifesta in molti modi, spesso poco visibili (dipendenze, problemi psichici, disturbi alimentari), ritengo che sia un problema per la comunità trentina, che spesso si ripercuote anche sull’equilibrio familiare. In tutto ciò dovrebbe esserci il massimo impegno possibile, lavorando con le scuole e le famiglie al fine di prevenire i disagi e creare relazioni sociali positive e virtuose tra i giovani».
Poco prima della fine della consiliatura, era iniziata la discussione di un disegno di legge sulla libertà educativa…
«Penso che sull’argomento educativo, e in particolare sugli aspetti della sessualità e di genere, sia stata costruita in questi anni una visione ideologica. Cadute le ideologie politiche, sono emerse altre ideologie tanto per tenere alimentata la divisione tra chi si ritiene progressista e chi è tacciato di essere conservatore. Ritengo che la questione sia complessa e non ben definita, in quanto ci si addentra in un ambito che riguarda molto anche la sensibilità personale. Sono un liberale e come tale considero che il rispetto della libertà dell’altro sia sacro. Tuttavia, ritengo anche che la scuola debba essere luogo di crescita e di insegnamento, in una società in cui vi è il preoccupante fenomeno di un analfabetismo ritorno, per cui, secondo il test Invalsi, il livello di conoscenze di un laureato di oggi è pari a quello di un diplomato di trent’anni fa. Dobbiamo quindi innanzitutto interrogarci sul livello e sulla qualità del nostro sistema scolastico e della rete educativa. La scuola che vorrei è una scuola che educa, che fa conoscere, che fa crescere e prepara i giovani alla vita aprendo loro la mente, affinché sappiano affrontare tutte le questioni che si troveranno a vivere. Una scuola che educa e crea persone mature, che abbiano una loro identità e una loro capacità di decidere autonomamente e che sappiano rispettare le idee e gli altrui valori. Non una scuola che indottrina ideologicamente in nome di un falso progressismo».
Ritiene sia opportuno rilanciare quello stesso ddl durante la prossima consiliatura?
«Come detto prima, penso che si debba superare le ideologie della contrapposizione e pensare a costruire un nuovo modello scolastico ed educativo che veda coinvolti tutti i soggetti pubblici e privati ma soprattutto le famiglie. La crescita educativa la si affronta anche attraverso genitori preparati e maturi che sappiano fare i genitori e non gli “amiconi” dei figli e delle figlie. Quindi mi piacerebbe affrontare una proposta di legge che ponga l’educazione al centro, mediante una formazione scolastica di qualità e percorsi di crescita ed affiancamento che diano supporto ai giovani e alle famiglie per farli crescere in modo positivo e responsabile e per costruire una società fatta di persone consapevoli che abbiano gli strumenti per affrontare la vita. Lo scontro ideologico sull’educazione di genere è un fumo sollevato per non mostrare il dramma educativo e culturale che stiamo vivendo. Si deve tornare a fare chiarezza di ruoli e di contenuti, con la scuola che fa la scuola, i genitori che fanno i genitori e l’insieme di relazioni sociali che fanno da argini ad un percorso di crescita. La politica deve affrontare questo in quanto è la prospettiva di crescita e di sviluppo di una società sana, aperta, consapevole e matura».