Anche da comunisti vi sono ottime ragioni per contrastare il ddl Zan contro l’omotransfobia. Per un motivo in particolare: dietro il paravento ideologico della difesa dei “diritti civili”, l’ideologia gender è un’espressione tra le tante di un capitalismo globale che riduce le persone a consumatori. È anche per questo che, da anni, Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista, si mostra in aperta polemica con il radicalismo di massa del PD e di tutta la sinistra neoliberista da anni al governo dell’Italia. Raggiunto telefonicamente da Pro Vita & Famiglia, Rizzo ha ribadito la sua posizione sui temi etici e in particolare sull’utero in affitto: una pratica «barbara», che porta alla mercificazione dell’uomo e che renderebbe l’Italia un paese «retrogrado».
Sono otto anni che il PD e altre forze di centrosinistra cercano in tutti i modi di far approvare una legge contro l’omotransfobia. A cosa è dovuta, secondo lei, tanta insistenza?
«L’involuzione della sinistra, che va avanti ormai da tanto tempo, è collegata all’imposizione di diritti civili, pur giusti, a scapito dei diritti sociali, su cui l’inadempienza è totale. La sinistra odierna è diventata una sorta di enorme partito radicale, ovvero un’area politica totalmente liberista, affine alle grandi banche, ai grandi poteri europei, alla Nato, alla distruzione dei diritti dei lavoratori. Quasi a coprire questo tradimento, è stato centralizzato l’interesse sui temi dei diritti civili. Si tratta di una strategia in atto non solo in Italia ma anche in Europa e nel mondo. Penso a un uomo falsamente di sinistra, come Tsipras, che in Grecia ha accettato le indicazioni di massacro sociale della Troika e, contestualmente, ha coperto questa scelta con l’apertura alle unioni civili. Queste ultime sono diventate materia di scambio, un’“arma di distrazione di massa” rispetto ai ben più importanti temi sociali».
Qual è il reale obiettivo dei sostenitori del ddl Zan? Forse lo sdoganamento surrettizio dell’utero in affitto (che pure è vietato dal nostro ordinamento)?
«Il tema delle leggi è, come sempre, legato ai rapporti di forza e alla società. E in Italia, la “legge delle leggi”, ovvero la Costituzione è quasi totalmente disapplicata. Il tema, quindi, non è tanto una legge in particolare ma la cultura in generale. Quanto all’utero in affitto faccio notare un paradosso. In quasi tutti i comuni italiani, la compravendita di cuccioli di cane è regolamentata dall’obbligo di non separare il piccolo dalla madre fino al terzo mese di vita. Quest’obbligo che in Italia vale per i cani, in molti paesi d’Europa non vale per gli esseri umani, vista la possibilità di acquistare bimbi per centinaia di migliaia di euro da donne povere che vivono nel terzo mondo».
Cos’è, dunque, che rende la pratica dell’utero in affitto moralmente riprovevole?
«Sono convinto che la mercificazione degli esseri umani ci renderà un paese davvero retrogrado. Pensare che il desiderio di un figlio possa diventare un diritto che prevale su quello della madre biologica e, ancor di più, su quello del bambino di poter essere cresciuto dalla madre naturale, è degno di un paese barbaro. Nessuno mette in dubbio che una coppia etero o gay possa avere il desiderio di avere un figlio. Sarebbe però barbaro e “nazista” permettere che questo desiderio vada a schiacciare i diritti di una donna povera, in questo caso obbligata ad abbandonare il proprio figlio appena partorito, magari mostrandolo in un catalogo e mercificando la propria gravidanza e i diritti del bimbo appena nato».
Tornando nello specifico del ddl Zan, un aspetto particolarmente rilevante è quello educativo, con l’introduzione dell’ideologia gender nei programmi scolastici. Andiamo verso il tramonto della libertà educativa?
«Più che domandarci in quale direzione stiamo andando, dovremmo chiederci il “perché”. Stiamo andando in una certa direzione perché il mondo non si sta più orientando sul lavoro e sui diritti dei lavoratori ma sul consumo. Sono le multinazionali dell’e-commerce che determinano la gestione degli stati. Queste multinazionali del web sono più potenti degli stati, tanto è vero che, come abbiamo visto di recente, possono permettersi di censurare il presidente degli USA, ovvero l’uomo più potente del mondo. Venendo alla domanda, intendo dire che scelte dis-educative come quella del gender a scuola non avvengono superficialmente per motivi ideologici di una sorta di radicalismo di pseudosinistra, ma avvengono per motivi molto pratici legati al consumo. Da certe indagini molto serie emerge che, ad esempio, se una famiglia di due persone consuma due, quelle due stesse persone disaccoppiate, consumano 1,3 a testa. Le grandi multinazionali, quindi, non guardano tanto alla cultura o all’ideologia, ma ai volumi di consumo. Più una famiglia è numerosa, quindi, più si riducono i consumi. Quando tu hai una popolazione composta in prevalenza di single, dove i comportamenti educativi e anche sessuali spingono alla riduzione delle famiglie, non è per motivi ideologici. Non bisogna guardare il dito ma la luna. I motivi sono “pratici”: massificare consumi e ridurre la popolazione da esseri viventi e pensanti a moderni schiavi, che vivono in una gabbia davanti a un computer, che ricevono il cibo necessari a casa grazie all’e-commerce e che hanno come unica prospettiva quella di vivere, consumare e morire, magari sopravvivendo con un vergognoso reddito di cittadinanza».