Il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, continua a tenere il punto: la rivoluzione arcobaleno non s’ha da fare. Né a scuola, né in Parlamento. È di appena qualche giorno fa la denuncia di Sasso in merito agli indottrinamenti gender in una quantità innumerevole di istituti italiani. Intervistato da Pro Vita & Famiglia, il sottosegretario ribadisce la posizione sua e della Lega: la colonizzazione ideologica non deve passare, né deve condizionare la stabilità della maggioranza di governo.
On. Sasso, sul suo profilo Facebook, Lei ha denunciato numerosi «tentativi, più o meno riusciti, di manipolazione degli studenti» a sfondo gender. Quali sono le tipologie più ricorrenti di queste manipolazioni?
«Si tende ad usare impropriamente il ddl Zan come grimaldello per introdurre nel dibattito scolastico il tema del gender. Quello che è nei fatti: un progetto di legge come tanti viene spesso presentato come un testo approvato e operativo, da illustrare agli studenti in maniera puntuale e approfondita. Per poi allargare subdolamente il discorso a tematiche ancora più estreme. Il tutto senza contraddittorio e senza dare spazio a proposte normative alternative che, di fatto, sono bollate pregiudizialmente come reazionarie e di matrice omofobica. Insomma, si tenta di indottrinare i ragazzi e si rivendica per sé una libertà di opinione che non viene riconosciuta a chi la pensa diversamente».
Ancora una volta, molti genitori denunciano la violazione del consenso informato: sono previste sanzioni per gli insegnanti che non lo rispettano? Lei cosa auspicherebbe?
«Laddove venissero accertate gravi violazioni in materia di consenso informato e di patto di corresponsabilità scuola-famiglia è evidente che gli uffici scolastici territoriali dovrebbero muoversi tempestivamente, censurando i comportamenti scorretti ed eventualmente erogando sanzioni nei confronti dei responsabili. Purtroppo, spesso si lascia colpevolmente correre e si chiude un occhio, a volte entrambi. Ma così facendo si avalla un modo di agire prepotente e al di fuori delle regole. Su questo il ministero dell’Istruzione ha il dovere di vigilare con la massima attenzione».
Se già adesso, lo scenario è da “assalto frontale”, cosa potrà mai succedere con un’eventuale approvazione del ddl Zan?
«Intanto il Ddl Zan non è ancora legge. In Parlamento la Lega darà battaglia e si spenderà fino all’ultimo per evitare che venga adottato un testo che, di fatto, azzera il dibattito ed è fuorviante rispetto a temi invece condivisibili come la lotta alla violenza, alle discriminazioni, all’intolleranza. Si vuole indottrinare la società e dividerla in buoni e cattivi a seconda dell’adesione o meno alla propaganda gender. Tutto ciò è inaccettabile».
Il ddl Zan non rientra nel programma dell’attuale governo, le cui forze che lo sostengono sono però spaccate: vede all’orizzonte una resa dei conti (o quantomeno un confronto definitivo e franco) all’interno della maggioranza su questo tema e su tutti i temi inerenti alla libertà educativa?
«Un Governo di unità nazionale, nato per arginare la pandemia e far ripartire l’Italia, non dovrebbe impantanarsi su temi divisivi, né tentare di imporre leggi-feticcio che la maggioranza del Paese non vuole. Ripongo massima fiducia nel presidente Draghi e nella sua capacità di ricondurre il dibattito politico su ciò che davvero interessa e serve agli italiani dopo un anno e mezzo di questa terribile pandemia. Certo, che il mondo della scuola subisca delle pressioni quotidiane su certi temi è sotto gli occhi di tutti. Ma si sbaglia di grosso chi crede che la Lega o il sottoscritto lascino campo libero ai fondamentalisti della propaganda di genere».