Wesley J. Smith è un avvocato e bioeticista che spesso si è schierato a favore della vita e della natura, denunciando la mentalità eugenetica che pervade il nostro mondo.
Spesso ha confutato le tesi aberranti di intellettuali come Peter Singer, che giustificano apertamente infanticidio, aborto, eutanasia, bestialità, e sperimentazioni su esseri umani piccoli (embrioni) o disabili.
E’ stato quindi felice di leggere un’intervista a Jean Vanier, sul Wall Street Journal, e ne parla con entusiasmo sul suo blog.
Jean Varnier, che chi scrive ha avuto la gioia e l’onore di conoscere personalmente, è il fondatore dell’Arche (che ha sedi anche in Italia, v. Arca Italia onlus) e di Foi et Lumiere, anch’essa presente da quarant’anni in molte città italiane.
Si tratta di comunità in cui le persone portatrici di handicap mentali trovano una casa (l’Arche) oppure, insieme alle loro famiglie, trovano amici (Fede e Luce).
“Quello che le persone con disabilità vogliono fare e sanno fare è mettere in relazione“, dice Jean Vanier. “E lo fanno in un modo unico, incredibilmente efficace. Rendono quelli che li incontrano veramente umani. La cosa meravigliosa dei nostri amici disablii è che quando arriva una persona importante, a loro non importa. Non conoscono le gerarchie, si preoccupano di un rapporto diretto, uguale con tutti. Essi hanno un potere di guarigione interiore, il potere di guarigione dell’amore”. Coloro che “li assistono”, in realtà, si scoprono assistiti. Quelli che “danno aiuto”, in realtà sono i primi ad essere aiutati.
L’esperienza dell’Arche e di Fede e Luce è soffocata dal mondo di oggi, dove le minacce all’umanità e alla dignità delle persone, innanzitutto dei disabili, stanno proliferando. Gli screening prenatali ha fatto sì che la maggior parte dei bambini con sindrome di Down venga abortita. I progressi nella biotecnologia e dell’ingegneria genetica rende genitori e medici “progettisti” tesi a creare bambini “perfetti” (ma “sintetici”).
Jean Vanier avverte: “Vogliono avere bambini su misura, in linea con i propri desideri“.
Dopo aver conseguito un dottorato in etica aristotelica all’Istituto Cattolico di Parigi, nel 1962, Vanier ha iniziato ad insegnare su entrambi i lati dell’Atlantico, in Canada e in Francia. Poi un giorno ha visitato un istituto per disabili mentali a Trosly-Breuil, in Francia.
“Ho scoperto un mondo”, ricorda Vanier. “Le persone rinchiuse negli istituti, i genitori vergognosi, tanto dolore“. In un istituto vicino a Parigi, ha visto 80 uomini rinchiusi in un edificio pensato per 40. Violenza e abusi dilaganti. Altrove ho visto un ragazzo incatenato in un garage.
La sua risposta è stata l’acquisto di una piccola casa a Trosly-Breuil e ci è andato a vivere con un sacerdote e due uomini con disabilità, Raphael Simi e Philippe Seux. Hanno cominciato a vivere come amici. Raphael conosceva solo 20 parole e non parlava molto. “Mentre Philippe parlava troppo”, dice Vanier, con un sorriso. “La cosa grandiosa di queste persone con disabilità intellettive è che non discutono di filosofia ... Quello che vogliono è divertimento e risate, fare le cose insieme e scherzare, e la risata è il cuore della comunità. “
Ora le comunità dell’Arche sono in tutto il mondo, così come le comunità-incontro di Fede e Luce.
La vita a L’Arche non è facile, anche con l’assistenza di psichiatri e assistenti sociali. “L’Arche ci insegna anche la difficoltà nel soddisfare i poveri”, dice il signor Vanier.
E aggiunge: “Si comincia sempre con le piccole cose. Tutto cominciò a Betlemme. Che era un posto piuttosto piccolo!”
Quelli come Singer e il loro utilitarismo senza cuore sono agli antipodi di tutto questo. Distruggono l’intrinseca dignità umana.
Una cultura basata sul “Singerismo” o un ricco “eccezionalismo umano” sono inconciliabili.
Quale scegliete?
Francesca Romana Poleggi