A proposito di eugenetica, proponiamo ai nostri lettori questo articolo pubblicato sul mensile Notizie Pro Vita, che meritava di essere letto e merita di non essere dimenticato: oggi, come ai tempi del nazionalsocialismo, chi non è perfetto e in salute ha buone probabilità di essere eliminato, sia prima sia dopo la nascita.
Vi sono cattive idee più pericolose ancora degli uomini cattivi, perché tenacemente sopravvivono, talvolta incipriate di falsa pietà, continuando a circolare pressoché indisturbate nella “buona società” odierna. Una di queste è l’eugenetica, che a detta di Elof Axel Carlson è “la lunga storia di una cattiva idea”, che oggi è passata “da delitto a diritto”, per dirla con Giovanni Paolo II: diritto al figlio perfetto, alla morte dignitosa, alla ricerca scientifica senza paletti. Il tutto ad ogni costo, compreso il costo umano. Talora qualcuno si offende se si fanno riferimenti a tempi poco lontani, se ad esempio si nota la rilevanza del tema nell’ideologia nazionalsocialista.
Forse non consapevoli di tale compagnia, oggi molti non si scandalizzano per le diagnosi prenatali e gli aborti cosiddetti “terapeutici”, trovano giusto pensare a come morire – e far morire – in caso di malattia grave (eutanasia) o di depressione (suicidio assistito), approvano le selezioni degli embrioni (forse) ammalati prima dell’impianto.
Correva l’anno 1920 quando nella società tedesca si teorizzò l’eutanasia di Stato e apparve un libro, “L’autorizzazione all’eliminazione delle vite non più degne di essere vissute”, dello psichiatra Alfred Hoche (1865-1943) e del giurista Karl Binding (1841- 1920). Il primo passo verso l’attuazione delle teorie lì esposte, il famigerato Aktion T4, si ebbe nel 1933 con l’emanazione della “Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie”, cui seguì nel 1935 quella per “La salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco”. Con essa si autorizzava l’aborto nel caso in cui uno dei genitori fosse affetto da malattie ereditarie, ma di fatto si iniziava la sterilizzazione forzata delle persone ritenute portatrici di malattie genetiche. Il risultato fu, in 12 anni, la sterilizzazione di più di 400.000 tedeschi. Oggi abbiamo 147 mila aborti l’anno, in Italia, e senza alcun controllo sull’esattezza della diagnosi per quelli definiti “terapeutici”. Si dice che stanno calando, solo perché non si vuole ammettere l’esistenza del terribile fenomeno del fai-da-te, con pillole varie falsamente definite contraccettive. Nel 2011, secondo The Lancet, la rivista medica inglese, ci sono stati 43,8 milioni di aborti nel mondo, una gravidanza su cinque.
Ma anche a nascere si corrono grandi rischi: in Francia e in Italia, se nasci con la trisomia 21, puoi chiedere il risarcimento da “danno di nascita” perché il dottore non ha detto alla mamma che poteva abortirti. E qualcuno ancora si chiede indignato come mai un tre per cento dei bambini francesi affetti da trisomia ancora nasca e solo il 97% venga abortito. Il protocollo di Groningen, in Olanda, dichiara che “Quando i genitori e i medici sono convinti che ci sia per un bambino una prognosi estremamente negativa, questi possono essere in accordo sul fatto che la morte è più umana della continuazione della vita.”
E, se siete felici di essere nati, non è detto che possiate dormire sonni tranquilli. Se vivete in Gran Bretagna c’è il Lcp, Liverpool Care Pathway: consiste nel sospendere la somministrazione endovena di alimentazione e medicinali al paziente molto anziano o terminale e sostituirla con un’infusione permanente di morfina.
Che cosa è tutto questo, se non eugenetica? Buona razza, buona qualità, buona salute. Altrimenti, meglio togliere il disturbo. Noi invece vogliamo continuare a essere “disturbati” dalla preziosità di ogni persona umana.
Chiara Mantovani
Tratto da NotizieProVita n.12 – Febbraio 2013 – Pag 17