È interessante notare che i fautori dell’eutanasia tendono a glissare e a minimizzare le notizie intorno ai serial killer noti come “angeli della morte” o, secondo la terminologia inglese, “angeli della misericordia”.
L’eufemismo è utilizzato in criminologia per indicare una categoria di serial killer atipici (perché non spinti da un impulso sessuale, a quanto pare), che agiscono nell’ambiente medico e/o ospedaliero uccidendo (di solito con iniezioni) pazienti deboli, ma non necessariamente malati, come ad esempio i bambini piccoli... “per il loro bene”.
In Canada questa settimana è stata arrestata Elizabeth Wettlaufer: avrebbe ucciso otto pazienti in diverse case di cura in Ontario a partire dal 2007. In Italia, Daniela Poggiali, un’infermiera, è stata condannata all’inizio di quest’anno, con più di 13 morti sulla coscienza. Negli Stati Uniti, Charles Cullen, infermiere anche lui, è stato condannato nel 2006 per la morte di circa 40 pazienti. In Germania Stephan Letter ha ucciso almeno 29 pazienti nel 2003 e 2004. E poi c’è il dottor Harold Shipman, medico inglese che ha ucciso 250 pazienti.
Questi orrori non vengono mai alla ribalta, né vengono menzionati, quando è in discussione la legalizzazione dell’eutanasia: viceversa andrebbero presi in considerazione. L’esistenza di questi “angeli della morte” dimostra che alcuni operatori sanitari si sentono “costretti”, o sono comunque “spinti”, a uccidere la gente indifesa affidata alle loro cure.
La legalizzazione dell’eutanasia, perciò, crea una categoria di persone che fanno la stessa cosa, alla luce del sole, non di nascosto. In Belgio e nei Paesi Bassi, la maggior parte del business dell’eutanasia sembra essere nelle mani di una manciata di medici. Alcuni di loro hanno ucciso decine di pazienti. Che cosa pensare di loro? Perché si offrono volontari per l’eutanasia? Ci saranno ancora gli “angeli della morte” da curare e da rinchiudere, in giurisdizioni in cui l’eutanasia è legale? Queste sono tutte domande che qualcuno dovrebbe porsi, e a cui qualcuno dovrebbe rispondere.
Nota a margine. Sono stati pubblicati i dati della Svizzera: i casi di eutanasia sono aumentati del 26% rispetto all’anno precedente. Nella maggior parte dei casi – ma non in tutti – si trattava di malati terminali. Nel 42% dei casi erano malati di cancro, nel 14% avevano patologie neurodegenerative, l’11% malattie cardiovascolari, il 10% malattie muscolo-scheletriche al 10%. E nel restante 13% dei casi?
L‘eutanasia, in Svizzera, è legale sottoforma di suicidio assistito. L’atto cruciale deve essere compiuto dal soggetto “interessato” e l’assistente “non deve avere alcun interesse“ alla sua morte, secondo la legge svizzera. Però le cliniche che offrono l’eutanasia si fanno pagare bei soldi, quindi l’interesse economico c’è comunque. O no?
Michael Cook
(Traduzione con adattamenti della Redazione)