La cultura della morte permea ormai la nostra società e molti danno per scontato che l’eutanasia o il suicidio assistito siano delle soluzioni sempre preferibili rispetto alla prospettiva di dover sopportare le sofferenze di una malattia cronica o terminale.
Ma davvero la morte è il primo desiderio dei malati e dei sofferenti? Cos’è che spinge veramente una persona a chiedere di essere soppressa? Se fosse solo la sofferenza in quanto tale perché così tante persone scelgono di continuare a vivere anche quando provano spesso dolore a causa di una grave malattia?
La risposta a queste domande può essere trovata nella testimonianza di Mark Davis, un attivista canadese per i diritti dei disabili, malato di sclerosi multipla da oltre trent’anni. Mark ha confessato che quando era giovane nei momenti di maggiore sofferenza avrebbe scelto di farsi uccidere se gli fosse stato possibile. Ma con il passare degli anni qualcosa gli ha fatto cambiare idea e ora Mark è felicissimo di essere ancora vivo, anche se le sue sofferenze non sono svanite.
Quindi cos’è che gli ha fatto finalmente apprezzare il valore della sua vita? È molto semplice: l’amore e l’affetto dei suoi familiari e amici, che lo hanno sempre sostenuto. Questa testimonianza dimostra che prendersi cura delle persone alleviando le loro sofferenze è quindi l'unica vera soluzione, anche nelle situazioni apparentemente più disperate e difficili.