Falso allarme o, meglio, allarme rinviato, almeno per ora. Sì, perché la notizia ufficializzata nelle scorse ore è che l’esame della legge sulla morte medicalmente assistita, in Parlamento, precisamente alla Camera, è stato bloccato e rinviato. A quando? Al mese di marzo, e questo sia per la mole non piccola di emendamenti – circa 200 presentati al testo (alcuni a firma anche della maggioranza, Lega inclusa) -, sia per un tacito accordo che i bene informati assicurano che la maggioranza di governo abbia trovato per una tregua almeno temporanea.
Questa fase non deve però esser sprecata e, per chi abbia a cuore la difesa della vita umana fino alla morte naturale, la prima operazione da fare ora è lo studio delle dinamiche parlamentari. Che sono quelle di una spaccatura che vede, in linea di massima, il centrosinistra - Pd, M5s e Leu - favorevole al ddl, diversamente dal centrodestra - Lega, Forza Italia e forze centriste minori – che invece è sostanzialmente contrario. Come sempre accade in questi casi, le sensibilità interne agli stessi partiti sono però sfumate; non tutti i parlamentari di destra e sinistra, cioè, si esprimono in modo uniforme sul tema.
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Così, per un Aldo Penna del M5S molto netto («voterò a favore della legge che stiamo per approvare in Parlamento») così come Walter Verini del Pd («l’Aula dimostri maturità e voti il provvedimento»), c’è un Carlo Calenda, leader di Azione, che pur su posizioni analoghe pare aver toni meno duri: «Rispetto molto la religiosità e la spiritualità che io trovo nell'arte e nella filosofia mentre altri in Dio e quasi li invidio. Il Parlamento invece è fatto di anime morte che non rispondo più ai leader di partito e non c'è una linea».
Ancora più prudente, restando nell’area di sinistra ma guardando verso il centro, è la posizione del partito di Matteo Renzi, Italia Viva. «Italia viva lascerà libertà di coscienza sul voto sulla proposta di legge sull'eutanasia», ha annunciato infatti in Aula Lisa Noja, precisando che «si tratta di un tema che riguarda la concezione che ognuno ha della vita e della morte.
Passando invece al centro vero e proprio, si nota come a dettare la linea, a comunque a rafforzarla molto, siano state le recenti parole di Papa Francesco, che ha definito inaccettabile qualsivoglia forma di aiuto al suicidio. «Le parole del Papa sull'aiuto al suicidio non possono essere ignorate», ha dichiarato la senatrice dell’Udc Paola Binetti, sottolineando come il pontefice abbia «affermato che non c'è un diritto alla morte e che dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocarla o aiutare qualsiasi forma di suicidio». Analogamente, Fabiola Bologna di Coraggio Italia, che è anche segretario della Commissione Sanità della Camera, ha dichiarato: «Le parole del Papa ci fanno sentire il peso della nostra responsabilità di parlamentari e di cattolici».
«Come medico e parlamentare», ha aggiunto sempre Bologna, «avrei voluto che la priorità fosse l'attuazione della legge 38, l'investimento forte sulle cure palliative che non sono, come molti vogliono far credere, solo la terapia del dolore ma sono una presa in carico del paziente e della famiglia con un accompagnamento nella condizione più fragile senza essere mai lasciati soli, nel pieno rispetto della dignità della persona e della sua famiglia». Per quanto riguarda invece Forza Italia, ci sono esponenti certamente contrari ad ogni forma di eutanasia, come il senatore Maurizio Gasparri, ma non è escluso che qualche singolo, di sensibilità più laica e liberal, possa esprimersi altrimenti.
Ferma anzi fermissima, guardando infine più a destra, invece appare la posizione della Lega, forza che, per bocca di più suoi esponenti – dall’europarlamentare Simona Baldassarre al deputato Alessandro Pagano, per citarne un paio -, si è detta «profondamente contraria» alla legge sul fine vita all’esame del Parlamento. Una contrarietà che si respira anche tra le fila del partito di Giorgia Meloni. «Per Fratelli d'Italia la sacralità della vita va difesa come valore assoluto in ogni suo istante, dal suo concepimento sino al termine naturale», ha dichiarato il deputato Lucia Albano, osservando che «una nazione che decide scientemente di investire sulla morte e non sulla vita è una nazione che rischia di non avere futuro».
Che dire, sul fine vita il Parlamento sembra assumere, almeno in parte, gli equilibri che ebbe sul ddl Zan. Questo significa che, se i pro life e quanti, in generale, sono contrari al presunto diritto “ad essere uccisi” - perché è questo che stiamo parlando, di fatto – riuscissero a portare dalla loro parte, o almeno sul terreno del dubbio, alcuni esponenti del centrosinistra, tutto potrebbe ancora succedere. Buoni, laici e razionali argomenti contro il suicidio assistito, del resto, non mancano affatto.
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