«Il 20 dicembre 2006 alle ore 23:00 il medico Mario Riccio staccò il respiratore che teneva in vita Piergiorgio Welby, gravemente malato da tempo a causa di una distrofia muscolare, dopo avergli somministrato dei sedativi. Welby morì alle 23: 45 dopo essersi congedato da parenti e amici». Contro l'idea di dover aspettare la morte naturale, egli si chiedeva, nel famoso appello al Presidente della Repubblica, cosa ci fosse di naturale nell'essere tenuto in vita da alimentazione, idratazione e ventilazione artificiali. Ma autonomia non è sinonimo di vita, né di vita dignitosa. Ogni persona ha un valore inestimabile, che non viene meno al venir meno delle facoltà fisiche o mentali. Le cure palliative, l'assistenza psicologica, sanitaria ed economica e la vicinanza affettiva sono le vere risposte umane al dolore, non l'eutanasia o il suicidio assistito.
Fonte: Metropolitan Magazine