La legalizzazione dell’eutanasia è promossa in nome dell’autodeterminazione. E la libertà dei medici? Un altro monito, in proposito, ci giunge dai Paesi Bassi.
«Pressure in dealing with requests for euthanasia or assisted suicide. Experiences of general practitioners» (Pressione nell’affrontare richieste di eutanasia o suicidio assistito. Esperienze di medici generici) è il titolo di un articolo recentemente pubblicato dal British Medical Journal di cui ci parla Alex Schadenberg dell’Euthanasia Prevention Coalition .
Si tratta dell’intervista a 22 medici generici, in Olanda, dove l’eutanasia è legale dal 2002. Gli intervistati hanno dichiarato che nel dover “assistere” ai suicidi o nel prescrivere l’eutanasia hanno subito un vero e proprio ricatto emotivo: o il paziente minacciava di “farlo da sé” o i familiari minacciavano di farlo loro stessi (e in entrambi i casi la colpa sarebbe ricaduta sul medico). Alcuni hanno assistito alla pressione dei familiari sul paziente stesso: in un caso il medico è riuscito a far sottoscrivere al malcapitato la dichiarazione di voler morire naturalmente. In generale, i medici intervistati hanno detto di essere stati privati della loro libertà e autodeterminazione professionale, sentendosi controllati e diretti da parte di altri, spesso gli è stata messa fretta e spesso hanno avuto dubbi sul rispetto dei criteri legali per dare la morte a richiesta.
Insomma, i medici stanno accettando l’idea di dover uccidere i pazienti, al di là del loro giudizio professionale sulla questione.
Le persone intelligenti fanno tesoro delle esperienze altrui: i giudici della Consulta e i membri del Parlamento si presume siano persone intelligenti: confidiamo nel fatto che queste notizie gli giungano presto.
FRP