I cultori della morte, se gli dai un dito, si prendono tutto il braccio, e anche di più. In bioetica una volta rotto l’argine della morale, l’utilitarismo non trova mai fine alla sua fame insaziabile. Per averne prova basta legge l’articolo apparso sulla rivista “The journal of Clinical Ethics” (2013 Volume 8 Numero I) scritto da tre clinici accademici olandesi: Jelle L Epker e Erwin J O Kompanje, dell’Erasmus MC University Medical Center, Yorick J de Groot dell’Università di Utrecht.
Essi sostengono che laddove sia concessa l’eutanasia tramite interruzione delle funzioni vitali ai pazienti in terapia intensiva (sia che siano coscienti, sia che siano incoscienti), se è anche pratica comune la donazione di organi, e se c’è necessità degli stessi, potrebbe essere moralmente accettabile chiedere ai suddetti pazienti in terapia intensiva se desiderano dare gli organi dopo che gli vengano sospese le cure. Anche se è molto raro che un paziente in terapia intensiva, cosciente, chieda che gli si stacchino le macchine (ma davvero?!!) – prosegue l’articolo – è comunque teoricamente possibile. Si ritiene quindi la cosa moralmente e legalmente accettabile.
Se queste idee passano nell’opinione pubblica, immaginiamo la pressione psicologica che si eserciterebbe su persone già deboli, che potrebbero vedersi vivere inutilmente a discapito di chi attende un organo...
Il prossimo passo sarà chiedere gli organi agli aspiranti suicidi: in Belgio già succede.
Wesley Smith
Fonte in lingua originale inglese: National Review