La dottoressa e farmacista irlandese Bernadette Flood ha denunciato, nei giorni scorsi, che aprire alla somministrazione di farmaci letali significa anche ampliare ai farmacisti gli obblighi di fornire i composti per l'eutanasia ed il suicidio assistito.
I farmacisti irlandesi, senza protezione legislativa del diritto alla libertà di coscienza, saranno lasciati soli davanti alle richieste di medici e pazienti. Questo è quello che prevede oggi il testo in discussione nel parlamento irlandese, con l’azzeramento del diritto umano all’obiezione di coscienza dei farmacisti, ma non è chiaro se l'Irlanda procederà con la legislazione sull'assistenza alla morte, dato che la commissione giustizia dell'Oireachtas (camera dei Deputati) aveva già dichiarato, nel 2020, che la proposta di legge ‘Dying with Dignity’ non era adatta allo scopo.
Il disegno di legge quasi sicuramente non passerà nelle prossime settimane alla fase di discussione in commissione, ma un comitato speciale del Parlamento dovrebbe farne presto un esame dettagliato. Nessun riferimento formale al ruolo del farmacista è fatto nel ‘Dying with Dignity Bill 2020’ ed il singolo farmacista è escluso dalla sezione "obiezione di coscienza" del disegno di legge e ciò significa che ai farmacisti non viene offerta protezione legale se prendono parte alla morte assistita, ma anche se si rifiutano di farlo.
Si teme infatti che la legalizzazione del suicidio assistito o dell'eutanasia possa avere un profondo impatto sui farmacisti, dal momento che entrambe le pratiche richiedono farmaci letali dispensati proprio dai questa categoria. La disparità di trattamento, o meglio di riconoscimento del diritto umano all’obiezione di coscienza per i farmacisti, è ingiusta e perpetua la vulnerabilità dei farmacisti.