04/09/2019

Eutanasia: frontiera della nuova libertà? Verranno a prendere anche noi

Nel 2016 una donna anziana ultrasettantenne viene rinchiusa in una casa di cura contro la sua volontà in quanto affetta da demenza senile. Quattro anni fa, quando le era stato diagnosticata la malattia, aveva deciso di scrivere un testamento biologico, dicendo che avrebbe voluto avere l'eutanasia  «solo quando io riterrò sia giunto il momento giusto».

Nei giorni prima della "morte programmata", la signora aveva detto più volte di non voler più morire. Questo ci fa capire quanto le persone possano avere dei ripensamenti e quanto la decisione di morire sia influenzata da fattori psicologici e di fragilità del momento.

Il medico che ha in cura la signora decide che è arrivato il momento di ucciderla: il giorno stabilito, «per non causarle ulteriore stress», droga la paziente ed inizia a praticare le tre iniezioni preliminari prima della morte. A questo punto, la signora si sveglia, capisce quello che sta succedendo e prova a dimenarsi ma il medico, con l'aiuto della figlia e del marito che la immobilizzano al letto, porta a termine la procedura. Dopo la morte della madre, la figlia ringrazia il medico «per aver liberato la madre dalla prigione mentale nella quale era finita».

Ora il medico è sotto processo «per non aver fatto abbastanza per verificare il consenso della donna all'eutanasia»; il verdetto arriverà tra due settimane. Si tratta del primo caso del genere in Olanda, in cui l'eutanasia è legale dal 2002.

I risultati della legalizzazione dell'omicidio di Stato sono sotto gli occhi di tutti: ad esempio, adesso gli anziani over 70, anche sani, possono ritirare gratuitamente in farmacia la "kill pill" ed uccidersi anche in casa.

Sempre su questi temi, ricordiamo tutti la terribile morte di Noa Pothoven, ragazza olandese di soli 17 anni, depressa a causa di violenze subite da bambina; si è lasciata morire smettendo di mangiare e di bere ed il decesso è stato probabilmente accompagnato da sedazione profonda (dunque aiuto al suicidio assistito, una delle modalità utilizzate per praticare l'eutanasia). La ragazza aveva denunciato più volte la mancanza in Olanda di strutture apposite che curassero i disturbi mentali e post-traumatici per adolescenti. «Se uno ha un problema cardiaco- avrebbe detto- viene operato dopo due giorni, se uno ha un problema mentale, deve aspettare due anni per trovare posto in una clinica». Parole che interrogano le coscienze: si preferisce agevolare la morte piuttosto che prendersi cura delle persone in difficoltà. Ci chiediamo: la scelta di Noa è stata davvero "libera" o dettata dalla disperazione della sua condizione e dall'impossibilità di vedere una speranza di cura nel paese in cui viveva?

Oggi in Olanda la percentuale di morti per iniezione letale raggiunge il 4,5%, come confermato anche dai dati recentemente pubblicati sul New England Journal of Medicine (Nejm), da cui si evince come molte persone muoiano anche senza il loro consenso. Il 10 marzo 2005 si poteva leggere sul Nejm: «Ventidue casi di eutanasia su neonati sono stati segnalati agli uffici dei procuratori distrettuali nel corso degli ultimi sette anni. Recentemente ci è stato permesso di esaminare questi casi. Si riferiscono tutti a bambini con forme molto gravi di spina bifida». Per le 22 eutanasie «nessun medico è stato perseguito, poiché sono stati soddisfatti i requisiti di diligenza». Ma tra i requisiti di diligenza il consenso informato non è più centrale e determinante, come abbiamo visto nell'ultimo caso della signora anziana.

Da quando nel 1973 l’eutanasia è stata legalizzata, i medici olandesi sono passati dall’eutanasia ai malati terminali che la chiedono, ai malati cronici, alle persone disabili, ai depressi, ai bambini… Ed ora, sono giunti alle persone anziane vulnerabili ed emarginate, anche se non la chiedono. È la nuova cultura della morte a cui questa legge apre la porta ed il criterio del consenso del paziente non rappresenta altro che lo "specchietto per le allodole" per far approvare la legge ed aggirarla in qualunque modo successivamente.

Con preoccupazione, in Italia ci avviciniamo alla scadenza del 24 settembre entro quando il Parlamento, secondo l'ordinanza della Corte Costituzionale, sarà chiamato a pronunciarsi sul suicidio assistito. Se entro tale data non avverranno modifiche legislative, la Corte Costituzionale si riserverà di modificare, parzialmente o totalmente, l'articolo 580 del Codice Penale (articolo che condanna l'istigazione o l'aiuto al suicidio). Dunque, un medico che come nel caso di Noa aiutasse una ragazza adolescente ad uccidersi perché depressa, non sarebbe più perseguibile penalmente.

È facile capire come la lezione olandese potrebbe fare da apripista anche da noi in Italia, stravolgendo il senso comune per cui ad esempio aiutare una persona ad uccidersi, verrà visto come un atto eroico. Come dice la famosa poesia del pastore Martin Niemoller, riferendosi alle persone messe a morte dai nazisti: «Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare». (Approfondisci il tema dell'eutanasia qui).

Protestiamo invece finché c'è tempo. Perché potrebbero venire a prendere anche noi.

 

di Chiara Chiessi

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