Una trentina di anni fa si verificò un triste evento che diede inizio alla legalizzazione dell’eutanasia nel Regno Unito. Lo ricorda Life Site News in un suo articolo.
Il 15 aprile 1989, il diciottenne Anthony Bland si recò presso lo stadio di Hillsborough per la semifinale di calcio tra il Liverpool ed il Nottingham Forest. Fu in quell’occasione si verificò “Il disastro di Hillsborough“, il peggiore nella storia sportiva britannica.
A causa di alcuni errori da parte della polizia nel dirigere i movimenti della folla, infatti, ben novantacinque persone restarono uccise, schiacciate dalle pressioni di quella ingestibile moltitudine di persone. Altre centinaia restarono ferite.
Al giovane Tony si ruppero due costole che, a loro volta, perforarono entrambi i polmoni. Questi ultimi non potevano, così, mandare ossigeno al cervello. Il ragazzo cadde, dunque, in quello che i dottori chiamavano uno “stato vegetativo persistente” e la sua corteccia cerebrale alla fine si trasformò in una sorta di “massa acquosa”.
Il suo sistema cerebrale funzionava ancora: aveva un battito cardiaco e una digestione funzionante, poteva respirare, ma aveva bisogno di essere alimentato artificialmente e di assistenza continua. I medici persero la speranza che potesse recuperare la coscienza.
Quattro mesi dopo il disastro, con il permesso dei genitori di Tony, il dottor J.G. Howe, consultò un medico legale locale per porre fine alla vita del ragazzo ritirando le terapie. Ma l’eutanasia non era ancora legale e si poteva essere arrestati per aver commesso un fatto simile.
Infine, però, la High Court e la Court of Appeal accettano il ritiro dei trattamenti che lo tenevano in vita e diedero come motivo della legalizzazione dell’eutanasia il “migliore interesse” del paziente.
Da Bland ad Alfie l’eutanasia ha fatto il suo corso nel Regno Unito, macchiandosi di innumerevoli omicidi. Per non parlare di come, spiega un articolo del Fatto Quotidiano, a ben 40mila persone sia stata staccata la spina senza consultare neanche i parenti.
Insomma, sembra che per i promotori dell’eutanasia ciò che conti sia far morire a tutti i costi, riempiendosi, però, la bocca di parole come “il miglior interesse”, o “autodeterminazione”...
Luca Scalise