La legge del piano inclinato non si smentisce. In Canada e in Oregon le leggi eutanasiche hanno rapidamente divelto tutti i paletti che rerano stati posti: In Canada si stanno prevedendo i protocolli per somministrare l’eutanasia ai bambini.
In Oregon, ieri, è passata al Senato la legge che consente l’uccisione per fame e per sete delle persone malate di Alzheimer e di demenza: persone incapaci di esprimere la loro autodeterminazione, e che non sono malati terminali e non stanno morendo.
Alex Schadenberg, Direttore esecutivo di Euthanasia Prevention Coalition, ricorda che il Canada ha legalizzato l’eutanasia e il suicidio assistito (noto come MAiD) il 17 giugno 2016: meno di due anni fa, in nome del principio dell’autodeterminazione.
Il Consiglio delle Accademie canadesi sta predisponendo l’estensione dell’eutanasia alle persone incapaci che ne hanno fatto richiesta quando erano in sensi, e ai malati mentali (che non ne hanno fatto richiesta). Lo scorso ottobre, la Società pediatrica canadese ha pubblicato uno studio sull’eutanasia per adolescenti, bambini e neonati che sostiene il Consiglio suddetto a proposito – appunto – dell’estensione dell’eutanasia per i bambini.
Ora il Simposio biennale provinciale sulle cure palliative pediatriche (presso l’Ospedale Sick Kids di Toronto previsto per il 25 aprile prossimo) sarà caratterizzato da una sessione intitolata: “Sviluppare una politica sull’assistenza medica nella morte (MAiD) per i pazienti pediatrici. “
Ecco fatto: ormai ci siamo.
I bambini non possono scegliere e la loro autonomia e autodeterminazione è assai discutibile. Però, i bambini malati o con disabilità sono visti come “meglio morti”: basta pensare a Charlie Gard e Alfie Evans... E insomma, che si tratti di persone capaci di intendere e volere o no, o che si tratti di bambini o no, alla fine l’iniezione letale è decisa dal medico. Nell’interesse del morituro, ovviamente.
La libera scelta, l’autonomia e l’autodeterminazione sono solo degli slogan che servono a indorare la pillola e a far digerire all’opinione pubblica che la morte è “bella”.
Una volta passato il concetto, la “bella morte” diventa un “diritto”, un “dono” da regalare a piene mani, anche a chi non lo vuole.
Il Canada ce lo insegna adesso. Belgio e Olanda ce l’hanno insegnato da tempo. Ma noi – babbioni – abbiamo abboccato all’esca gettata dai cultori della morte, e molti continuano a lodare la nostra orrenda legge sulle DAT.
Francesca Romana Poleggi
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto