Il reparto pediatrico dell’ospedale Alder Hey a Liverpool già da tempo applica il Lcp a neonati e bambini. L’infermiera dell’ospedale Bernadette Loyd, stanca di vedere casi simili, ha scritto al Dipartimento della salute inglese, denunciando tutto.
Il Liverpool Care Pathway (Lcp) è il protocollo spesso seguito negli ospedali britannici che indica come i medici devono accompagnare alla morte i malati in fin di vita. Il protocollo prevede anche l’interruzione di alimentazione e idratazione. Molto spesso i pazienti vengono trattati in questo modo a loro insaputa e negli ultimi mesi si sono moltiplicate le storie di famigliari i cui parenti sono stati inseriti in una “death list” senza saperlo. A volte se ne accorgono in tempo, a volte è già troppo tardi.
BAMBINI IN AGONIA.
Ora, nell’autorevole rivista inglese British Medical Journal, viene rivelato che il protocollo è applicato anche ai bambini che nascono con disabilità. A raccontarlo al Daily Mail è un medico inglese che vuole rimanere anonimo quando parla di un bambino nato con una lista molto lunga di anomalie congenite. I genitori del neonato malformato erano d’accordo sull’applicazione del Lcp e speravano che morisse in fretta. «Si auguravano che gli venisse una polmonite e che non soffrisse. Ma nella mia esperienza di medico ho visto che non si può sapere quanto sopravviveranno i bambini nati con malformazioni». Il medico si chiede anche come possano i parenti di bambini in queste condizioni volere davvero essere testimoni dell’agonia del loro figlio. Il medico aggiunge di essere stato coinvolto in almeno dieci casi simili nell’unità neonatale in cui lavora.
«I BAMBINI NON POSSONO MORIRE COSÌ».
Il reparto pediatrico dell’ospedale Alder Hey, a Liverpool, già da tempo applica il Lcp a neonati e bambini, e l’infermiera dell’ospedale Bernadette Loyd, stanca di vedere casi simili, ha scritto al Dipartimento della salute inglese, denunciando i modi con cui bambini e neonati muoiono. «Morire di sete è terribile, ed è inconcepibile che dei bambini debbano morire così. I genitori si trovano a un bivio, e si sentono quasi costretti a scegliere questa via perché i medici dicono che i loro bambini avranno pochi giorni di vita. Ma predire la morte è molto difficile e ho visto anche un gruppetto di bambini che sono tornati a vivere, dopo che il Lcp era stato avviato e interrotto». Chi critica il Lcp lo fa proprio puntando sul fatto che i medici non possono sapere con esattezza le prospettive di vita dei loro pazienti. Il Dipartimento della salute ha risposto in modo sbrigativo alla lettera di Loyd, scrivendo che «le cure per il fine vita devono soddisfare i più alti criteri professionali e bisogna sapere stare accanto ai genitori del bambino durante il processo decisionale».
di Elisabetta Longo