Anche nel mondo della Chiesa cattolica c’è attesa per la decisione, che dovrebbe arrivare a breve, della Corte Costituzionale italiana in materia di suicidio assistito ed eutanasia. La posta in gioco è molto alta è c’è il rischio che una eventuale decisione favorevole al suicidio assistito «possa aprire un’autostrada verso l’eutanasia», come denuncia don Roberto Colombo, membro della Pontificia Accademia per la Vita e docente di neurobiologia e genetica umana all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, intervistato da Vatican News.
C’è preoccupazione, dunque, per il rischio che si possa arrivare ad una piena legalizzazione della pratica eutanasica, «facendo leva su una falsa pietà, una falsa compassione, un atto grave contro la vita umana viene spacciato per un diritto ed un dovere civile. Papa Francesco lo ha più volte ricordato. La vita umana è un bene non solo personale ma anche sociale. L’uccisione di un membro della società è una ferita insanabile per tutta la collettività» afferma il membro della Pontificia Accademia per la Vita.
Molti, inoltre, proprio sulla questione di eutanasia e suicidio assistito, si pongono la domanda se la vita sia un bene indisponibile oppure a completa disposizione di ogni persona, tanto da poterne disporre così liberamente da “farla finita”. Non è così, è la risposta di don Colombo, che cita le parole di Papa Francesco nell’udienza concessa qualche giorno fa ai medici italiani. Il Pontefice, infatti, « ha ricordato che non esiste un tale diritto. E nessun medico può farsi tutore esecutivo di un diritto inesistente. L’eutanasia ed il suicidio assistito non sono un diritto ma un delitto. Lo Stato non può legalizzare un delitto».
di Salvatore Tropea