L'organizzazione senza scopo di lucro The Uniform Law Commission (ULC), composta da 15 membri di cui nessuno è medico, proporrà una modifica dell'attuale definizione di morte cerebrale. Ebbene sì, avete capito bene, dei "non-medici" che si ergono a paladini della scienza e della medicina.
La Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB) si oppone al cambiamento proposto perché si sostituirebbe la morte cerebrale totale con una morte cerebrale parziale nell'Uniform Determination of Death Act (UDDA). L'attuale definizione dell'UDDA definisce la morte cerebrale come «cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'intero cervello, incluso il tronco cerebrale». La revisione proposta è , invece, «perdita permanente dei riflessi del tronco cerebrale», consentendo quindi di dichiarare cerebralmente morti pazienti che mostrano una funzione cerebrale parziale.
La cessazione completa e irreversibile di ogni attività cerebrale, se rigorosamente applicata, non sembra in contrasto con gli elementi essenziali di una sana antropologia. Abbassare questo standard consentirà praticamente il prelievo di organi da individui vivi.
In particolare la sostituzione del termine "permanente" con "irreversibile" potrebbe giustificare protocolli che ostruiscono attivamente il flusso sanguigno al cervello e quindi sarebbe il team del trapianto a causare direttamente la morte del donatore. Per non parlare di tutte le conseguenze, in tal senso, del ricorso all'eutanasia.
Fonte: Live Action