Dopo il sì del Congresso dei Deputati, la strada per l’eutanasia in Spagna è tutta in discesa. Con 198 voti favorevoli e 138 contrari, è stato approvato il progetto di legge che, al contempo, depenalizza anche il suicidio assistito. Se, come ampiamente prevedibile, anche il Senato approverà, la Spagna diventerà il sesto paese nel mondo a legalizzare l’eutanasia – già in vigore in Olanda, Belgio, Lussemburgo e Nuova Zelanda – nonché il primo paese mediterraneo a sdoganarla. Alla camera bassa iberica, il progetto di legge è stato appoggiato dal Partito Socialista, da Ciudadanos, da Junts per Catalunya e da Cup. Hanno invece votato contro Partito Popolare, Vox e Unione del Pueblo Navarro.
Con questo “passo avanti” (ma sarebbe più giusto definirlo “passo indietro”), l’eutanasia diventerà una prestazione a carico del servizio sanitario nazionale spagnolo. Pur non parlando in modo esplicito di suicidio assistito, il progetto di legge fa riferimento alla “somministrazione diretta di una sostanza al paziente da parte del professionista sanitario competente”; al tempo stesso indica “la prescrizione o fornitura al paziente dall’operatore sanitario di una sostanza, in modo che possa essere auto-somministrata, per provocare la propria morte”.
Potrà richiedere l’eutanasia qualunque cittadino spagnolo o qualunque residente legale in Spagna da almeno dodici mesi. Il richiedente dovrà essere maggiorenne e dotato di capacità di intendere e volere al momento della richiesta. A differenza di quanto affermato da molta stampa mainstream, non sarà necessaria una condizione di malattia irreversibile, per vedere assecondato il proprio ‘diritto di morire’. Sarà infatti sufficiente una situazione di “sofferenza fisica o psichica costante e intollerabile” da parte di qualunque malato che abbia ribadito formalmente fino a quattro volte il desiderio di porre fine alla sua vita. Il medico incaricato dovrà quindi fare da garante e da notaio, verificando l’opportunità e la conformità alla legge del macabro atto. Se il paziente non fosse cosciente o risultasse incapace di intendere e volere, l’eutanasia sarà comunque possibile, nel caso in cui egli abbia redatto delle disposizioni anticipate di trattamento o un testamento biologico.
L’obiezione di coscienza sarà consentita ma soltanto a livello individuale: anche in presenza di medici o infermieri pro life, qualunque struttura sanitaria pubblica dovrà garantire il servizio eutanasico. L’aspetto più inquietante della legge è comunque la totale assenza di riferimenti alle cure palliative come trattamento alternativo: i parlamentari di maggioranza hanno infatti respinto in blocco gli emendamenti avanzati dai Popolari e da Vox che ne proponevano l’introduzione.
Per la relatrice della legge, la deputata socialista María Luisa Carcedo (ex ministro della Sanità), l’approvazione dell’eutanasia in Spagna rappresenta “un progresso nei diritti civili che porterà più libertà ai cittadini”, senza alcuna “imposizione di stato”. Affermazioni in malafede o, nella migliore delle ipotesi, poco lungimiranti, nella misura in cui è risaputo quanto la libertà di una persona gravemente malata, quindi psicologicamente scossa, possa essere facilmente manipolata e condizionata.
Con l’approvazione della ley orgánica para la regulación de la eutanasia y la ayuda a morir, si realizzerebbe così una delle promesse fatte in campagna elettorale di Pedro Sanchez. Il premier socialista aveva infatti indicato l’eutanasia come una delle “priorità” del suo governo. Come nella migliore tradizione pro death, anche in Spagna, è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica un caso pietoso: il suicidio assistito “clandestino” e “artigianale” della signora María José Carrasco, anziana invalida, che il 2 aprile 2019, fu aiutata dal marito a morire con un bicchiere di pentobarbital. L’agghiacciante video di quell’agonia divenne un caso da manuale e fece breccia sull’opinione pubblica, che ha iniziato a invocare una legalizzazione dell’eutanasia, quantomeno al fine di evitare abusi, irregolarità ed atroci esecuzioni maldestre. Al punto che, secondo un sondaggio dell’aprile 2019, addirittura l’85% della popolazione spagnola si è dichiarato favorevole a una legge sull’eutanasia, supportata da almeno un milione di firme.
Con l’approvazione della legge sull’eutanasia, la Spagna si conferma dunque pioniera nei “nuovi diritti” in Europa. Tra i paesi latini e mediterranei, come detto, è stata il primo a legalizzare eutanasia e suicidio assistito. Anche per ciò che riguarda il matrimonio “egualitario”, approvato nel 2005, la Spagna fu preceduta soltanto da Belgio e Olanda, anticipando le legalizzazioni avvenute in Francia, Regno Unito e USA tra il 2013 e il 2015. Anche in considerazione di questa posizione di “avanguardia” e della forte influenza che tutto ciò che arriva dalla Spagna ha sui giovani e sulle tendenze giovanili, c’è poco da stare allegri.