Lo scorso 5 dicembre, è andata in onda su Rete 4 un’intervista al presidente della nostra associazione, Pro Vita e Famiglia Onlus, Toni Brandi sul tema dell’eutanasia, all’interno del programma “Confessione Reporter”.
Ecco l’intervento.
Che cos'è per lei la vita?
«La vita è il primo diritto umano, perché se non c'è vita non ci sono altri diritti»
E' vita vivere attaccato a una macchina per 15 anni?
«C'è molta disinformazione. L'accanimento terapeutico, cioè che io sono refrattario ad alcune medicine, è vietato dal codice deontologico medico. Io ho avuto un tumore al pancreas nel 2013. Io potevo dire, se mi davano delle medicine refrattarie: «Professor Petersoli, mi dia la morfina, io me ne vado in pace». Lo stesso, nell'articolo 32 della nostra costituzione, nel codice deontologico medico, noi possiamo rifiutare le cure. Bene, "non voglio essere operato". Il dovere del medico è dirmi: «Guardi che lei muore». «Sì, lo so che muoio, mi dia la morfina», e poi è sedazione terminale».
Secondo lei c'è molta campagna a favore dell'eutanasia e a favore del suicidio assistito per il risparmio...
«Sì, per il risparmio del sistema sanitario nazionale. Ma lo sa lei che la Federazione delle cure palliative ha dichiarato che solo il 30% dei malati di tumore hanno accesso alle cure palliative e che per i pazienti pediatrici la situazione è ugualmente tragica? Ma in che società viviamo? Se uno è anziano, malato, non produce pil, deve essere eliminato? Lo stato deve investire nella sanità. Il non soffrire, l'avere aiuto, sono dei fondamentali diritti umani. Il diritto alla vita, il diritto a essere curato, il diritto a non soffrire, è un diritto umano fondamentale. Perché lo Stato lo dimentica? Perché - mi scusi - costa meno uccidere che curare».
Per vedere l’intervento su Mediaset Play, al minuto 00.31.43, clicca qui.
di Luca Scalise