In una nuovo rapporto sulla “protezione della famiglia” le Nazioni Unite hanno affermato, la scorsa settimana, che il concetto di famiglia non è definibile ma che va inteso, piuttosto, in un “senso più ampio”.
In molti hanno visto questa nuova presa di posizione come una nuova apertura delle Nazioni Unite al riconoscimento delle unioni civili tra persone omosessuali. Quasi che per le Nazioni Unite la definizione di famiglia della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sia troppo poco gay-friendly...
La Dichiarazione, infatti, definisce la famiglia come la “naturale e fondamentale cellula base della società” e come abbiamo già spiegato il diritto internazionale non prevede alcun diritto al matrimonio gay, anzi esclude implicitamente le coppie dello stesso sesso dalla definizione di famiglia universalmente riconosciuta nel diritto internazionale. Così le Nazioni Unite stanno cercando di bilanciare la “vecchia” definizione con nuove dichiarazioni, come quella di venerdì scorso.
Molte associazioni pro-family si preparano quindi a protestare con l’ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, contro il tentativo di far passare nuove definizioni più vaghe, allo scopo di includere nella nozione di “famiglia”, universalmente accettata e riconosciuta, anche quanto famiglia non è.
Perché su questo ci sono pochi dubbi e tante certezze: la famiglia è una sola ed è composta da un uomo e una donna potenzialmente in grado di dare vita ed educare i cittadini del domani. Chi ha scritto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo non aveva alcun dubbio in proposito.
Inoltre, come abbiamo già avuto modo di scrivere, la famiglia naturale (non ‘tradizionale’, come vorrebbe la neolingua) è vantaggiosa per la collettività – oltre che sotto il profilo demografico, educativo e di benessere generale delle persone – anche sotto il profilo economico: la famiglia genera ricchezza. Le Nazioni Unite, generalmente sempre così attente al denaro, non dovrebbe dimenticarlo...
Anastasia Filippi