01/02/2016

Family Day – Le famiglie: baluardo alla distruzione della società

No, proprio non ci stanno le famiglie che sono scese in piazza il 30 gennaio 2016 per il Family Day.

Non ci stanno al gioco al massacro di una società che deve essere frantumata in individui che ruotano senza senso spinti là dove spira il vento del “progresso”.

Non ci stanno perché non credono alla filosofia del carpe diem, sanno che quello che costruiscono oggi sarà quello che lasceranno in eredità ai loro figli domani e ai loro figli vogliono lasciare non solo un tetto sotto cui vivere ma anche una società che crede nel principio di realtà e non nelle utopie.

family day_Femen_We_Can_Do_It!_femminismo_utero-in-affittoTwo, four, six, eight smash the family, smash the State!” (due, quattro sei otto, distruggi la famiglia distruggi lo Stato) gridavano le femministe e gli omosessuali sul finire degli anni ’60, adesso lo slogan è sparito perché hanno capito che dire chiaramente cosa vogliono è controproducente. La tattica allora è cambiata e quello che usano è la retorica dei diritti che non si devono negare a nessuno, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: cambiare la società secondo i loro desideri. Se la società non accetta di trasformarsi secondo i loro desideri allora non resta altro da fare che distruggere la famiglia, “fonte di ogni iniquità”, e distruggere lo Stato se non impone la nuova normalità.

Two, four, six, eight, smash the family smash the state!” l’obiettivo non è il matrimonio egualitario, l’obiettivo è la distruzione della famiglia.

Nel loro cammino verso le magnifiche sorti i rivoluzionari gay hanno al loro fianco due potenti alleati: la sinistra ideologica, che da sempre insegue le utopie, e la destra pragmatica che scopre i risvolti economici delle utopie.

La tattica usata è quella del fatto compiuto. Gli anni ’60 hanno visto l’avvio della rivoluzione sessuale che ha aperto la strada alla dissoluzione del vincolo matrimonio che lo stato ha dovuto regolamentare con una legge specifica e contemporaneamente ha aperto anche la strada al business del divorzio.

La rivoluzione sessuale degli anni ’60 ha portato come corollario l’aumento delle gravidanze indesiderate e di fronte al fatto compiuto della nuova realtà sociale bisognava aprire le porte alla legalizzazione dell’aborto e al contemporaneo fiorire dell’industria del settore.

Sulla stessa scia, con la tattica del fatto compiuto, ci vogliono imporre l’omosessualità come cosa normale e i matrimoni omosessuali come cosa buona e giusta, ma mentre divorzio e aborto sono piaghe che rientrano nell’alveo naturale delle cose, i matrimoni omosessuali non rientrano nella stessa tipologia, anche se cercano di dirci che questo è solo il prosequio di quanto già acquisito in precedenza nel campo dei diritti civili.

In questo specifico settore tuttavia la tattica del fatto compiuto non funziona bene, l’omosessualità non è così diffusa come vorrebbero farci credere e dunque bisogna ancora lavorare per raggiungere l’obiettivo di una società che assolve sé stessa perché “così fan tutti”.

L’utopia della sinistra ancora una volta guida il cammino e la pragmaticità della destra vede nel fenomeno sociale che si affaccia la possibilità di affari colossali: pornografia, pillole anticoncezionali, malattie sessualmente trasmesse, e soprattutto il passaggio della procreazione da dono gratuito di madre natura a prodotto dell’industria farmaceutica e degli specialisti del settore.

Se il dissolvimento della società mira a creare individui isolati, questi esseri sbattuti dal vento si coagulano, poi, attorno alle nuove esigenze e alle nuove tecnologie e così si passa alla collettivizzazione dei nuovi indispensabili servizi.

No, a questo gioco al massacro le famiglie sane non ci stanno e si ribellano: lo tengano a mente i politici di destra di sinistra e di centro.

La Rosa Bianca

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