La storia spesso si ripete. E anche in questi giorni, oltreconfine, un bimbo gravemente malato rischia di essere lasciato morire e l’Italia si rende disponibile per accoglierlo e curarlo. Oggi, alle 14, la giustizia britannica deciderà se la piccola Indi Gregory, di otto mesi, potrà espatriare, per proseguire le sue cure all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, oppure venire sacrificata per il proprio “miglior interesse”, come accadde anni addietro a Charlie Gard e Alfie Evans.
Nata lo scorso febbraio, «Indi soffre di una sindrome mitocondriale molto simile a quella di cui soffriva Charlie Gard – spiega a Pro Vita & Famiglia, l’avvocato Simone Pillon –. Questa sindrome è stata trattata ma senza esito. Quindi, a un certo punto, l’ospedale ha proposto ai genitori un percorso di distacco dei supporti vitali, al quale la famiglia si è opposta. I tribunali hanno appoggiato l’ospedale e anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha respinto ogni ricorso, quindi già ieri si attendeva il distacco della ventilazione».
Nel frattempo, però, Dean Gregory e Claire Staniforth, si sono rivolti all’avvocato Pillon, chiedendogli se vi fossero terapie sperimentali da provare in Italia e ospedali disposti ad accoglierla. A quel punto, ha risposto il Bambino Gesù, «a cui va tutto il ringraziamento della famiglia, il quale ha messo a disposizione immediatamente le proprie competenze e le proprie capacità, devo dire con anche con un modo di fare estremamente nobile, collaborativo e davvero di altissimo profilo», sottolinea Pillon.
Anche il governo italiano si è messo a disposizione per sostenere le spese per l’ospedalizzazione in Italia della piccola. Quindi, come riferisce ancora Pillon, «ho girato la disponibilità che la famiglia aveva richiesto e i colleghi inglesi hanno pertanto predisposto un ricorso urgente che bloccasse l’interruzione dei supporti». Da qui la sentenza, attesa per il primo pomeriggio di oggi. Il fatto che il governo si sia assunto la responsabilità di coprire le spese sanitarie della piccola Indi è «un segnale di grandissima generosità e di grande inclusività e accoglienza – l’accoglienza quella vera, quella buona e nobile – come peraltro viene fatto per tutti i bambini che si trovano in Italia o che chiedono di usufruire delle cure italiane».
Se la giustizia britannica si dovesse pronunciare in senso favorevole al trasferimento a Roma della piccola Indi Gregory, si tratterebbe di un gesto epocale. Rispettivamente nel 2017 e nel 2018, prima a Charlie Gard, poi ad Alfie Evans, fu negata la possibilità di curarsi in Italia ed entrambi i bimbi – privati dei supporti vitali – furono lasciati morire di asfissia. Fece eccezione Tafida Raqeeb, per la quale, nell’autunno 2019, l’Alta Corte di Londra permise il trasferimento presso l’ospedale Gaslini di Genova. Pochi mesi dopo il ricovero nella struttura pediatrica, Tafida uscì dalla rianimazione e, negli anni, le sue condizioni, pur rimanendo gravi, sono progressivamente migliorate.