L'11 febbraio, una data non casuale perché coincide con la Giornata del Malato, il Consiglio Regionale della Toscana voterà una proposta di legge regionale sul suicidio medicalmente assistito. Il testo recepisce la sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale, legata al caso Dj Fabo-Cappato, e mira a fornire un servizio pubblico che accompagna alla morte chi rientra nei criteri stabiliti dalla sentenza. Una scelta che solleva profonde perplessità, soprattutto alla luce delle gravi lacune nel sistema delle cure palliative in Toscana.
Cure palliative assenti per il 70% dei pazienti
Mentre la Regione si affretta a garantire la possibilità di morire, la realtà sanitaria racconta di un sistema di cure palliative drammaticamente carente. Secondo i dati disponibili, circa il 70% della popolazione toscana che necessiterebbe di cure palliative non ne ha accesso, lasciando migliaia di persone con patologie croniche e complesse senza il necessario accompagnamento nell’ultima fase della loro vita.
Servizi disomogenei e inadeguati
Oltre alla carenza complessiva, i servizi di cure palliative sono distribuiti in modo disomogeneo, penalizzando in particolare le aree rurali e periferiche. Attualmente, le Unità di Cure Palliative Domiciliari (UCP Dom) sono solo 26, un numero ben inferiore alle 36 unità operative richieste dagli standard nazionali. Anche la rete di hospice risulta inadeguata: la Toscana dispone di soli 30 hospice per adulti, un solo hospice pediatrico e 206 posti letto complessivi. Una cifra insufficiente, considerando che per rispettare gli standard nazionali dovrebbero essere tra 8 e 10 posti letto ogni 100.000 abitanti, ovvero almeno 293 posti letto totali.
Una scelta politica vergognosa
Di fronte a queste gravi carenze, la decisione della Regione Toscana appare non solo assurda, ma anche vergognosa. Anziché investire nelle cure palliative per garantire dignità e assistenza ai malati, si sceglie di fornire una via d'uscita letale, promuovendo una "soluzione" che non richiede sforzi economici né programmazione a lungo termine. È un messaggio pericoloso: *invece disostenere la vita, la politica toscana preferisce accompagnare alla morte.
Una questione etica e politica
Il fallimento della Regione Toscana nel garantire cure palliative adeguate non è solo un problema sanitario, ma solleva anche gravi interrogativi etici. Le istituzioni dovrebbero tutelare la dignità umana investendo in servizi che allevino la sofferenza e diano sostegno ai malati e alle loro famiglie. Invece, la politica locale sembra voler trasmettere l’idea che sia più semplice morire che ricevere cure adeguate.
La necessità di un cambio di rotta
Se davvero si vuole rispettare la dignità del malato, la Toscana dovrebbe rivedere le sue priorità e rafforzare il sistema delle cure palliative, potenziando gli hospice e garantendo un accesso equo a tutti i pazienti. La morte non può essere presentata come una scorciatoia per risolvere le mancanze del sistema sanitario. Il vero compito della politica è investire nella vita, non facilitare la morte.