Il parlamento del Cile ha rinviato il voto su un disegno di legge per legalizzare il matrimonio omosessuale e ha accantonato un altro per depenalizzare l'aborto.
Il disegno di legge sul matrimonio gay è stato rinviato ai legislatori per appianare le divergenze nel giorno in cui molti avevano sperato che sarebbe stato finalmente approvato. Vittoria per i difensori della famiglia naturale e vittoria anche per i pro life del paese, dopo la bocciatura lo stesso giorno del disegno di legge che avrebbe permesso l'aborto libero entro 14 settimane di gravidanza.
Se fosse stata adottata la legge sui matrimoni gay, la normativa sul matrimonio avrebbe visto il Cile unirsi a Costa Rica, Ecuador, Colombia, Brasile, Uruguay e Argentina e a 14 dei 32 stati del Messico. I legislatori cileni dovranno appianare gli aspetti legali riguardanti il divorzio e il trattamento della fertilità, tra le altre questioni che toccano i diritti del matrimonio. In una parola, se ne riparlerà alla prossima legislatura. Dopo una settimana di festeggiamenti, per la prima approvazione del testo del 23 Novembre scorso, ora una doccia gelata che non solo frena gli entusiasmi ma trasferisce di fatto il dibattito di un anno e con un nuovo Presidente della Repubblica che verrà eletto a metà dicembre.
Il paese ha legalizzato le unioni civili tra persone dello stesso sesso nel 2015 e ha atteso con ansia la legalizzazione del matrimonio gay da quando l'allora presidente Michelle Bachelet ha inviato un disegno di legge al Congresso nel 2017. Il disegno di legge sull'aborto, a sua volta, è stato accantonato dalla Camera e, anche in questo caso, le regole parlamentari impongono che il disegno di legge non possa essere ripresentato sino al prossimo anno e, successivamente, lo stesso testo dovrà passare al Senato per la discussione e l'eventuale approvazione.
Il disegno di legge, presentato dai legislatori dell'opposizione nel 2018, cerca di cambiare la legge esistente che permette l'aborto solo in tre scenari: quando c'è una minaccia alla vita della donna incinta, se il feto non è vitale o se la gravidanza è il risultato di uno stupro.