In Inghilterra un nuovo studio dell’“Association of Palliative Medicine” (APM) denuncia che la popolazione rischia di essere "spaventata" e spinta a sostenere il suicidio assistito e l'eutanasia, a causa dell’esagerata copertura mediatica relativa ad alcuni casi difficili e alla mancanza di informazioni accurate sulle cure palliative.
Questo quadro è emerso nell’ambito di un sondaggio lanciato proprio dall’associazione per le cure palliative, che ha intervistato tutti i suoi membri alla fine dello scorso anno. L'indagine ha rilevato alti livelli di preoccupazione tra i medici che si occupano di malati terminali e fine vita. Molti di loro hanno infatti affermato che alcuni media si focalizzano in maniera pericolosa sul "negativo" e sul "traumatico", ignorando "le buone pratiche di cura palliativa".
Il sondaggio ha rilevato che i medici erano allarmati per le idee sbagliate sulle cure palliative che circolano nel Regno Unito. Alla domanda, “diresti che alcuni pazienti e famiglie pensano che stai già praticando l'eutanasia segretamente?” due terzi (67,62%) hanno risposto “sicuramente sì” o “probabilmente sì”. Al contrario, meno di uno su cinque (16,8%) ha risposto “probabilmente no” e solo l'8% ha risposto “sicuramente no”.
La maggioranza dei membri dell'APM ritiene inoltre che la combinazione di questi fattori stia spaventando il pubblico britannico spingendolo quindi a sostenere il suicidio assistito e l'eutanasia, pratiche che non sono necessarie nel contesto clinico e che altererebbero la natura delle cure palliative.
La dott.ssa Amy Proffitt, presidente dell'APM, ha commentato così i risultati del sondaggio:
“In qualità di organo di rappresentanza dei medici che forniscono cure palliative negli ospedali, negli hospice, nelle cure primarie e in altri contesti, i nostri membri sono profondamente preoccupati per il modo in cui una piccola parte dei media sta dipingendo un quadro grossolanamente fuorviante delle cure palliative in questo paese. Le storie sulle morti serene, sui trattamenti disponibili e su come accedere alle cure per il fine vita sono in gran parte sacrificate a favore di quelle che si concentrano sugli esiti negativi, che purtroppo stanno spaventando i pazienti più vulnerabili”.