Sono ancora in corso due procedimenti avviati prima della morte di Vincent Lambert. Uno contro il dottor Sanchez, davanti al Tribunale penale di Reims; l'altro contro la Francia, davanti al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità: le testimonianze che depongono per eutanasia forzata stanno convergendo, ma ci sono anche altre questioni importanti da risolvere.
Fermare l'alimentazione e l'idratazione, per la legge francese (legge Leonetti), doveva servire ad evitare l'accanimento terapeutico nei casi disperati in cui cibo e acqua avrebbero solo peggiorato la situazione del paziente. Nel caso Lambert (e in altri casi) è stata praticata l'eutanasia a un paziente non terminale e che si giovava del mangiare e bere.
La Cedu non si è pronunciata su questo punto, con il suo stile sfuggenete e ambiguo che ormai ci è tristemente noto. Non ha mai preso in considerazione la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, che vieta agli Stati la discriminatoria sospensione di assistenza e nutrimento in base alla disabilità di una persona.
Va anche detto che la morte di Vincent Lambert è stata terribile: ha trascorso nove giorni soffocando, gemendo, aprendo gli occhi. La Cedu ha glissato anche su questo particolare, ma ora se ne sta occupando il Tribunale penale e al Comitato delle Nazioni Unite, che dovrà anche valutare il fatto che a Lambert sono state negate fisioterapia e riabilitazione per lunghi anni.
Il Comitato delle Nazioni Unite aveva chiesto alla Francia per tre volte di non lasciare morire Lambert. Invano.
Fonte: eclj.org
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